PERUGIA - Un papà e il suo bambino percorrono le scalette dietro via Mario Angeloni, in direzione Verbanella, alla ricerca di un po' di fresco dove giocare. «Papà, guarda quanti pop pop hanno fatto scoppiare». Il bimbo è attirato dalle carte bianche che si trovano in gran quantità sugli scalini: piccoli sacchettini arrotolati in cima adesso aperti e abbandonati agli angoli della pedata. Il padre stringe forte la mano del figlio e con vigore lo invita a proseguire oltre.
Perché l'occhio attento di un uomo abituato agli abusi di Fontivegge sa che quelli non sono affatto miniciccioli, i piccoli petardi che scoppiano appunto facendo “pop pop” se si lanciano a terra. No, quelle sono chiaramente dosi di droga, aperte, probabilmente usate, buttando a terra il loro involucro. E ce ne sono decine lungo la strada che unisce e costeggia l'area tra Fontivegge e il parco cittadino, fin sotto l'ex deposito Gesenu e via XX Settembre. E se il papà magari fosse stato troppo apprensivo, ci sono anche pezzi di carta stagnola che tradiscono l'effettivo contenuto di quel rivestimento leggero, dalla forma fin troppo conosciuta da chi bazzica la zona della stazione. Dosi di eroina e cocaina in gran quantità, vendute e subito usate, oppure nascoste in altro modo per evitare i controlli delle forze dell'ordine. Che non mollano davanti agli ultimi appelli dei residenti per restituire dignità e vivibilità al quartiere, ancora purtroppo sotto scacco di tossici e spacciatori, con le compravendite h24, negli atri e all'interno dei portoni. Con i disperati in cerca di una dose che basta una passeggiata senza dare nell'occhio per notare: occhi spenti e pronti a tutto.
E così, mentre c'è una Fontivegge che resiste, fatta magari di residenti stanchi ma che non chiudono gli occhi, c'è una Fontivegge che prova a rialzare la testa con l'aiuto di Comune e forze di polizia, tra controlli e aree come skate park o la Casa degli artisti con l'omaggio di David Tremlett appena inaugurata solo dall'altra parte di via Angeloni e via Cortonese.