Emergenza urgenza 118, a Foligno dopo 30 anni il padre passa il testimone al figlio

Emergenza urgenza 118, a Foligno dopo 30 anni il padre passa il testimone al figlio
di Giovanni Camirri
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Martedì 2 Agosto 2022, 16:28

FOLIGNO - “Cominciate col fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile. E all'improvviso vi sorprenderete a fare l'impossibile”. Parte da questa frase, attribuita a San Francesco, il racconto di un legame tra padre e figlio, entrambi medici, che li ha visto passarsi il testimone, dopo 30 anni, al 118. Il papà è Moreno Battaglia, storico medico folignate prima in Croce Bianca, quindi al 118 e ora “medico di montagna” come spesso lui stesso ama definirsi ed è stato anche uno dei fondatori, 30 anni fa insieme al collega Raffale Zava, del primo 118. Dopo 3 decenni il figlio Pierpaolo ha ripreso l’esempio paterno ed ora è in forza al 118. E quella frase del poverello d’Assisi sembra calzare a pennello due questa storia. Fate ciò che è necessario spiega la formazione che ha portato prima papà Moreno e poi Pierpaolo a diventare medici. Il “ciò che è possibile” racconta l’impegno quotidiano in favore delle comunità della spiega applicazione del giuramento di Ippocrate. E quel fare l’impossibile è proprio l’impegno nei confronti delle persone, senza nemmeno sapere, come molto spesso accade, chi si ha davanti. Basti pensare che padre e figlio furono tra i protagonisti, nell’agosto 2015, di un trasferimento eccezionale che coinvolse la Pubblica Assistenza Croce Bianca di Foligno e che interessò due pazienti politraumatizzati. Il trasferimento venne effettuato dall’ospedale “San Giovanni Battista” all’aeroporto regionale “San Francesco” con due centri centri mobili di rianimazione equipaggiati da personale medico e volontario. I pazienti erano turisti Olandesi vittime di un brutto incidente stradale avvenuto tempo prima. A questo delicato trasferimento presero parte il dottor Moreno Battaglia ed i volontari Pierpaolo Battaglia, Ismaele Zampognini, Marcello Tini Brunozzi, José Fiorucci, Pietro Ronchetti. Il dottor Pierpaolo Battaglia oggi ha 33 anni ed opera all’interno del 118 Umbria a Foligno.

Ha seguito le orme paterne e appena laureato ha scelto l’impegno in emergenza urgenza partendo dal pronto soccorso dell’ospedale di Rimini e quindi è arrivato al 118. Il tutto seguendo, come da protocollo, un corso di medicina d’urgenza che è poi l’ambito in cui il giovane medico ha scelto di operare. E il papà, che del primo 118 fu coordinatore dei mezzi, che ne pensa di questa scelta? “Credo fermamente – spiega il dottor Moreno Battaglia – che i sogni, soprattutto quelli dei igli, non vadano ostacolati. Mio figlio ha dimostrato anche nei fatti di avere questo sogno e quindi ne rispetto la scelta. Quando me lo ha comunicato da un lato sono stato molto felice, dall’altro anche preoccupato. Una preoccupazione tanto paterna quanto professionale. La realtà del 118 riassume un lavoro complesso, duro e contestualmente altamente formativo. Mio figlio, e lo dico da padre, ha grandi capacità e per questo anche i dubbi hanno lasciato il passo alla gioia e al fatto che a 30 anni di stanza ci siamo, virtualmente, passati il testimone dell’impegno professionale – conclude - in emergenza urgenza 118”. Una bella storia dove il legame padre-figlio vede Moreno e Pierpaolo svolgere la stessa professione, quella medica, in un ambito non semplice come l’emergenza urgenza ed in particolare il 118. Ambito non semplice perché quando si interviene per i compiti del 118 si arriva per primi davanti alla sofferenza, spesso irreversibile, e quelle esperienze, rispetto alle quali tantissime volte si lotta per salvare qualcuno, ce se le porta dietro sempre. E altrettanto di fa con l’impegno verso tutti. Un impegno che è, come sa benissimo chi fa medicina d’urgenza, continuativo e tutto legato al bene delle persone e delle comunità in generale. Una bella storia, quindi, che attraversa tre decessi e si segnala ancora una volta per la volontà di fare bene ed onorare il giuramento di Ippocrate e così facendo si arriva a “E all'improvviso vi sorprenderete a fare l'impossibile”.

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