Coldiretti chiede lo stato di calamità per l'agricoltura umbra

Coldiretti chiede lo stato di calamità per l'agricoltura umbra
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Mercoledì 12 Luglio 2023, 16:54

PERUGIA - Non solo i problemi per i vigneti dovuti alle peronospera, sono vari i comparti di punta dell'agricoltura umbra «in forte sofferenza», dai cereali all'olivicoltura: lo denuncia Coldiretti che per questo, prima della riunione del «tavolo verde», ha richiesto alla Regione di attivarsi per il «riconoscimento dello stato di calamità naturale e per altri provvedimenti urgenti e straordinari».
L'associazione degli agricoltori, per affrontare la situazione, ha chiesto anche «appositi tavoli di crisi per i
vari comparti, dopo quello già sollecitato per il vino». Nella lettera inviata dal presidente regionale Coldiretti, Albano
Agabiti, alla presidente della Regione Umbria Donatella Tesei e all'assessore all'agricoltura, Roberto Morroni - resa nota dall'associazione - si parla di «grave emergenza dovuta al clima degli scorsi mesi, caratterizzato da siccità prima e in seguito da forti e ripetute piogge, che sta mettendo in ginocchio le aziende vitivinicole, cerealicole e olivicole».
Per Agabiti la richiesta di calamità «è motivata dalle segnalazioni di danni provenienti dal mondo cerealicolo dove le
prime stime parlano, a seconda dei territori, di perdite produttive di oltre il 30% per il grano ma con punte che
arrivano al 50%, tra l'altro, con prezzi riconosciuti agli agricoltori in picchiata rispetto allo scorso anno».
Per quanto riguarda il comparto vitivinicolo, spiega Dominga Cotarella, presidente Coldiretti Terni «si tratta di una crisi ben più pesante rispetto alle ultime già difficili annate, con i danni causati dalla peronospera che possono arrivare a colpire la produzione regionale fin oltre il 50%, anche se la qualità rimarrà comunque elevata».
«Pure per l'olivicoltura - afferma il presidente di Aprol Umbria, Giulio Mannelli - la situazione è fortemente critica,
considerando che il clima di una primavera estrema e di questa difficile estate minaccia l'intera produzione regionale, con conseguenze gravi sulle piante e sui frutti che potrebbero portare a raccogliere oltre il 50% di olive in meno rispetto ad un'annata standard».

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