La sindaca, le manager, la comandante dei vigili urbani, le dirigenti dei centri culturali: la città delle donne esiste ed è in Umbria

La sindaca, le manager, la comandante dei vigili urbani, le dirigenti dei centri culturali: la città delle donne esiste ed è in Umbria
di Monica Riccio
5 Minuti di Lettura
Giovedì 26 Novembre 2020, 12:14 - Ultimo aggiornamento: 23:09

La città delle donne esiste. E' una città in cui moltissimi ruoli di responsabilità sono al femminile: è in Umbria e sta su una Rupe. É Orvieto, dove tra poco sarà necessario probabilmente richiedere delle quote "azzurre". Sono ormai molti i posti di prestigio e di responsabilità “occupati” in città da donne. Sono donne capaci, fiere, eccellenze nei loro settori, donne coraggiose e donne di cultura, donne in divisa, donne in cucina, donne di politica, di tecnologia, tutte o quasi, mogli, madri.

Nel giorno della “Giornata contro l'eliminazione della violenza sulle donne”, Orvieto c'è e ci sono loro, le donne orvietane, una task force rosa-acceso che guida la città, con piglio e con il sorriso, con gusto e con rigore, con passione e con carattere, certamente con determinazione e competenza. 

Su tutte c'è lei, Roberta Tardani, 50 anni, la prima sindaca di Orvieto, la prima ad indossare la fascia tricolore da sindaco. Roberta è moglie, madre, figlia, sorella, e nel contempo è ora la prima cittadina della sua città, della città in cui vive, lavora, fa spesa, passeggia, e firma atti e ordinanze, guidando la città verso il futuro. E' solare, sorridente, sempre disponibile al confronto, tanto quanto è determinata e consapevole del ruolo che la città le ha affidato. 

Altra poltrona rosa è quella del Centro Studi “Città di Orvieto” dove la frizzante Liliana Grasso, 54 anni, sta portando avanti numerosi lavori e progetti con le sue grandi capacità organizzative; la sua è una verve operativa brillante e vincente che la contraddistingue innegabilmente in ogni cosa che fa.

E poi c'è la presidente del Centro Studi “Gianni Rodari” la professoressa Alda Coppola, 56 anni, anche lei orvietana, moglie, madre, figlia, nuora, past president Fidapa, soprattutto insegnante. Rosa è anche il fischietto numero uno della Polizia Locale, il maggiore Alessandra Pirro, 52 anni, è infatti lei da quasi un anno ormai al comando delle forze cittadine della Municipale.

Rosa è anche la guida della sezione territoriale di Orvieto di Confindustria Umbria affidata alla imprenditrice orvietana Patrizia Ceprini, 61 anni, amministratore delegato della Ceprini Costruzioni. E Katia Sagrafena è il lato rosa del gruppo Vetrya che dal polo tecnologico di Orvieto si consolida giorno dopo giorno leader nello sviluppo di servizi digital, piattaforme cloud computing, soluzioni applicative e servizi broadband. Rosa anche la chef internazionale, l'orvietana Anna Rita Simoncini, 52 anni, del prestigioso ristorante “I Sette Consoli”.

Ma quanto è difficile arrivare così in alto? Lo abbiamo chiesto a tutte loro, ogni giorno impegnate a lavorare in città, per la città, nei loro rispettivi settori.

«Le donne devono ancora dimostrare un qualcosa in più degli uomini per ottenere un posto nella società – afferma Alda Coppola – ma vanno avanti consapevoli delle proprie possibilità, con capacità, piglio e carattere, dimostrando intelligenza e impegno.

E poi c'è chi come me ha accanto un marito straordinario che insieme a me ha insegnato ai propri figli il rispetto per tutti. E non è poco».

«È generalmente difficile per una donna essere presa in considerazione per ricoprire incarichi di responsabilità – spiega Liliana Grasso - devi mettere in conto che dovrai dimostrare il tuo valore con maggiore energia e fermezza. Il fatto che ci siano più donne in ruoli di coordinamento è importantissimo, non solo per ristabilire equità, ma anche per costruire un tessuto di esempi positivi che possa servire alle ragazze per liberarsi da limiti autoimposti e aspirare a posizioni apicali».

«Non amo le cosiddette quote rosa, nel senso che se sei meritevole lo sei e punto, indipendentemente dall’essere donna o meno – è l'opinione di Anna Rita Simoncini - non ci faccio caso se il sindaco, il preside, il professore o il presidente è un uomo o una donna. Hanno comunque la mia stima, mi dà anzi fastidio quando sottolineano il fatto che sei donna, come se fossi stata più brava».

«È molto difficile ed impegnativo perché noi donne abbiamo mille cose da far quadrare senza mai distogliere l’attenzione da quella che è la nostra attività, il nostro lavoro, gli obiettivi da raggiungere. Oltre al lavoro – spiega Patrizia Ceprini - dobbiamo pensare alla famiglia, ai figli, ai genitori anziani. Spesso dobbiamo combattere per far valere le nostre ragioni. Nella la mia personale esperienza posso ritenermi fortunata per aver avuto l’opportunità di poter esprimere le mie capacità e costruire una professionalità che mi ha portato a ricoprire ruoli di rilievo. Il mio pensiero va alle migliaia di donne che ancora oggi combattono per essere indipendenti. C’è ancora molta strada da fare ma guardiamo con fiducia alle nuove generazioni».

«Ho avuto la fortuna di crescere con dei genitori che mi hanno sempre dato fiducia e non mi sono mai accorta di essere diversa ma solo unica – spiega Katia Sagrafena - tutti possiamo farcela, abbiamo solo bisogno di qualcuno che creda in noi. La vita è fatta di opportunità e curiosità».

Sarebbero infine molte altre le donne orvietane da citare in questo giorno, in ogni giorno a dire il vero, scrittrici, cantanti, pittrici, giornaliste, agenti delle forze dell'ordine cittadine, avvocatesse, medici, infermiere, assistenti sanitarie, religiose, insegnanti, dirigenti di settore pubblico e privato, non meno delle commesse, delle casalinghe, delle commercianti, delle imprenditrici di ogni settore che giorno dopo giorno, al pari dei loro concittadini uomini, costruiscono, più o meno in silenzio, più o meno sotto i riflettori, Orvieto e la sua storia quotidiana.

© RIPRODUZIONE RISERVATA