Thriller psicologici e temi sociali: la nuova frontiera dei videogames indie

Thriller psicologici e temi sociali: la nuova frontiera dei videogames indie
di Andrea Andrei
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Lunedì 18 Settembre 2017, 12:01 - Ultimo aggiornamento: 22 Settembre, 18:59

Una retrospettiva delle più famose rivolte civili della storia. Un'esperienza sensoriale nei panni di una persona non vedente. E ancora, il tema dell'omosessualità, il trattamento della salute mentale, della dislessia, fino alla tragedia dei campi di concentramento. Di gioco, verrebbe da dire, ormai hanno soltanto il nome. Perché i videogame sono diventati piuttosto un mezzo per sperimentare nuovi linguaggi, per esplorare mondi immaginari o realmente esistiti, o più semplicemente per ampliare gli orizzonti. Il loro grado di immersività e di interattività, che permette al giocatore di vivere un'esperienza virtuale in maniera estremamente realistica, ha infatti permesso all'immaginazione degli sviluppatori di spingersi ben oltre il fine puramente ludico, e di sperimentare con coraggio per approdare a temi anche molto delicati, di carattere sociale, culturale o educativo. Cosa che accade soprattutto nel mondo delle produzioni indipendenti, cosiddette indie, come accade in altri settori dell'industria culturale, dalla musica al cinema.

IL MERCATO
Quello dei videogiochi indie, anche in Italia, è un mondo estremamente vivace e variegato, distante da quello dei circuiti tradizionali. Il videogioco viene concepito molto spesso più come una forma d'arte che come uno strumento di svago, un'occasione di riflessione. Un mondo che sarà possibile esplorare dal 29 settembre al primo ottobre alla Milan Games Week, una delle manifestazioni più importanti dell'anno sui videogiochi, che si svolgerà negli spazi di Fiera Milano Rho. Qui, in particolare nei padiglioni 8 e 12, si potranno incontrare 48 case di sviluppo, ospitate all'interno dell'area Indie, uno spazio espositivo di 350 metri quadrati dedicato interamente alle realtà indipendenti italiane con il supporto di Aesvi (l'Associazione nazionale degli editori e degli sviluppatori di videogame).

IL PROGETTO
Fra queste c'è lo studio torinese TinyBull, con un progetto a dir poco ambizioso: Blind. Si tratta di un videogioco in realtà virtuale che uscirà all'inizio del 2018 e che mette il giocatore nei panni di una ragazza che, dopo un incidente, si risveglia in un maniero, completamente cieca. O meglio, quasi cieca, visto che ha il potere di vedere il suono: colpendo infatti gli oggetti con un bastone, riesce a identificarne i contorni. In questo modo dovrà trovare il modo di fuggire dalla casa, cercando di scoprire innanzitutto come ci sia finita, e in secondo luogo quale sia stata la sorte del fratello. Un viaggio sensoriale in un thriller psicologico, che crea inquietudine e disagio ma non spaventa. Una bella sfida. «E dire che è nato quasi come uno scherzo racconta Matteo Lana, che insieme a Rocco Tartaglia ha fondato TinyBull, società con 20 dipendenti Abbiamo lavorato per oltre due anni e mezzo a questo gioco, costruendolo pezzo dopo pezzo anche con l'aiuto di persone ipovedenti». Ma Blind non è il loro unico progetto, perché parallelamente ne hanno coltivato un altro, non meno ambizioso, che unisce letteratura e videogame: «A fine settembre uscirà per pc, Mac e Linux il primo capitolo di una serie di libri-game, sulla falsa riga di quelli degli anni 80, solo in versione digitale. E vorremmo attirare giovani talenti della scrittura per collaborare con noi».

IMPEGNO
L'impegno nel sociale degli sviluppatori italiani non si ferma a questo.

Perché c'è anche a chi, come Leonard Menchiari, l'ispirazione è arrivata guardando il telegiornale. Così, dalle continue rivolte, dalle guerre civili nel mondo è nato Riot: Civil Unrest, un simulatore strategico per pc, Mac, iOS e Android che permette al giocatore di rivivere alcune delle sommosse che hanno riempito le pagine dei giornali. Di tutt'altro tenore è invece Bud Spencer & Terence Hill: slaps and beans, tributo di Trinity Team al mitico duo di attori e ai loro film. Ma i videogame non possono certo trascurare i più piccoli: Lola Slug alla mostra è un'app per dispositivi mobili ad alta leggibilità sviluppata da Giulia Olivares, si sfoglia come un libro ed è pensata per agevolare la lettura anche in caso di dislessia e disturbi di apprendimento.

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