Questo potere esercitabile anche in via d'urgenza, avverte la Suprema Corte, deve, però, essere usato con «proporzionalita» in modo che non sia leso il diritto alla libertà di pensiero sancito dalla Costituzione.
La sentenza depositata oggi fa riferimento all'udienza svoltasi lo scorso 29 settembre quando ha accolto il ricorso della Procura di Bergamo contro il no al sequestro di Pirate bay deciso dal Tribunale di Bergamo, il 24 settembre 2008, nel procedimento penale contro i quattro gestori svedesi del sito.
Le motivazioni della decisione erano molto attese dagli imprenditori del settore musicale che conducono una battaglia contro il downloading gratuito.
In conclusione - recita la massima di diritto espressa dai magistrati di legittimità, estensore Giovanni Amoroso - «il giudice può disporre il sequestro preventivo del sito web il cui gestore concorra nell'attività penalmente illecita di diffusione nella rete Internet di opere coperte da diritto d'autore, senza averne diritto, richiedendo contestualmente che i provider del servizio di connessione Internet escludano l'accesso al sito al limitato fine di precludere l'attività di illecita diffusione di tali opere».
I quattro responsabili di Pirate Bay sono stati condannati a un anno di prigione per complicità nella violazione di diritti d'autore a Stoccolma.
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