Poi potrete volare a Toronto dove quelli che hanno fondato Google stanno convincendo i cittadini multietnici e multirazziali (e tanti italiani) che il progetto Marciapiede (Sidewalk) possa proiettare gli esseri umani - con big data e connessioni - oltre i rigori del freddo del Lago Ontario. Il giro d'Italia, con la sua classifica a tappe (ogni anno una tappa) c'è: ovvio. A partire da Roma dai timidi progressi ai problemi sempre spavaldi. E il confronto con Milano che corre, come Firenze e Bologna. Nel nostro piccolo ci siamo anche noi, il Messaggero che il pallottoliere in tempo reale sui servizi ai cittadini lo ha messo sul sito dal 20 settembre scorso.
Smart city - racconta Francesca Bria, l'assessora di cui sopra - è già un modello forse superato: è superato un modello ritagliato sulla bulimia dei servizi in eccesso, laddove è necessario centrare la misurazione di quanto si è smart dall'utilità di quanto si offre. E non mancano le riflessioni con cinesi, aquilani e italiani sul 5G prossimo venturo su cosa si chiede in cambio. Ognuno di questi progetti è come un vecchio 45 giri: ha il lato B. La security nella gestione dei dati che servono a comandare consegne dei droni nei sotterranei logistici di Toronto o che ti faranno registrare agli eventi di Tokyo 2020, la prima olimpiade smart, è questione delicatissima. In tempo di pace, quella delle informazioni e dei dati sui veicolatori è una guerra. Non solo commerciale.
Un tema fortissimo, nelle sovraffollate metropoli del XXI secolo è quello della mobilità: condividere senza possedere, bella sfida per chi produce. O ancora cercare la sicurezza (stradale) togliendo all'uomo alla guida la centralità del gesto al volante. Un comportamento fortemente simbolico: le città di cui parliamo per essere a misura d'uomo devono misurarne tutti i comportamenti. Oppure no? Il dado è tratto da molto, noi oggi poniamo interrogativi e proponiamo strade da percorrere, sperando che il 5G ci possa intanto aiutare in caso di terremoto.
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