Santopadre: «Berrettini ora non deve avere fretta»

Santopadre: «Berrettini ora non deve avere fretta»
di Guido Frasca
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Lunedì 30 Luglio 2018, 10:30
Non era a Gstaad, ma lo raggiunge oggi a Kitzbuhel. Vincenzo Santopadre il primo titolo Atp dell’allievo se lo è goduto in tv. Con i suoi 22 anni Matteo Berrettini ha quasi eguagliato Adriano Panatta, che ne aveva 21 quando vinse a Senigallia nel 1971. Dietro la sua crescita c’è il 46enne coach, pure lui romano (n.103 nel 1998), che l’ha plasmato con attenzione, pazienza e cura guidandolo da quando aveva 14 anni. Per Berrettini si è sempre parlato di un progetto a lungo termine, ma ora è a ridosso dei top 50. «Sta facendo in fretta, ha vinto tante partite. Solo a inizio anno si è affacciato al circuito Atp, un mondo completamente diverso da quello cui era abituato. Sono contrario alla voglia esasperata di andare oltre. Bisogna rispettare la crescita fisica e mentale: per diventare un giocatore vero il percorso è lungo e delicato. Può capitare che i giovani si perdano mettendo in dubbio tutto ciò che fanno». Non Berrettini, del quale colpisce l’atteggiamento positivo, la maturità. «La vittoria a Gstaad è il premio al suo lavoro. Un cammino, a volte complicato, che sta percorrendo con grande impegno e dedizione. Ma bisogna restare con i piedi per terra. Matteo in questo è perfetto, è un ragazzo serio e ha ancora grandi margini di miglioramento sotto tutti gli aspetti. Nell’ultimo anno stiamo cercando di dargli più libertà di espressione e responsabilità maggiori per costruire un atleta che possa essere in grado di funzionare da solo». Quanto aiuta essere stato un buon giocatore? «Non è decisivo, ma molto utile sì. Puoi capire meglio cosa si vive in campo. Il ruolo dell’allenatore è delicato, devi capire quando il giocatore ha bisogno di restare solo e quando devi stargli vicino. A Matteo mi lega un rapporto quasi paterno e lui sa che tutto che gli dico è per il suo bene».
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