Sei Nazioni, l'Italia dei ventenni:
«E adesso la vittoria»

Michel Campagnaro vola in meta
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Lunedì 3 Febbraio 2014, 00:43 - Ultimo aggiornamento: 6 Febbraio, 19:56
dal nostro inviato Paolo Ricci Bitti

CARDIFF - L’unica cosa storta ieri sull’aereo decollato da Cardiff alla volta di Roma era il naso di Alessandro Zanni. E considerato che la terza linea azzurra è titolare da 55 match consecutivi (primato stellare), i gallesi devono aver usato almeno una spada laser per scalfire il profilo dell’Ironman azzurro.



Zanni, anche prima di sottoporsi ai raggi X, non ci pensa nemmeno a dare forfait in vista di Parigi domenica prossima, ma la vera idea fissa che colpiva ieri nella comitiva azzurra era quella dei ventenni debuttanti che lasciavano Cardiff sorridendo: «Bene, ce la siamo cavata, nessuna batosta nell’esordio nel Sei Nazioni (23-15, due mete pari) come invece tutti pronosticavano, ma mai più deve capitare di lasciarsi sfuggire un’occasione come quella di battere i gallesi a casa loro».



Michele Campagnaro, tutti rugbysti a casa sua a Mirano, ascoltava musica in cuffia e non sembrava per nulla il tipo in azzurro, caschetto e calzettoni abbassati, che aveva stampato due mete in faccia ai gallesi e che era stato premiato come miglior giocatore del match. Tommaso Allan, il mediano di apertura, guardava un film sull’Ipad e raccontava della “botta” che ti arriva addosso quando entri per la prima volta nella pentola a pressione del Millennium per sfidare i gallesi: «Senti tutto il peso della loro tradizione, ma dura un attimo, poi si gioca e pensi solo a quello».



Angelo Esposito non si perdonava per aver ciccato la palla che è costata la prima meta subito in apertura di partita (tranquillo, capitò anche a un certo Dominguez nel 1996 a Edimburgo e ci costò una clamorosa vittoria perché si stava sul 22-22 a 10 minuti dalla fine, ndr) ma poi anche i giornali anglosassoni lo hanno promosso per il carattere con cui nel resto del match ha reagito allo svarione. Leonardo Sarto, 21 anni, scherzava con Tommaso Iannone, un vegliardo, in questo gruppo visto che di anni ne ha 23.



Il ct Brunel ha scommesso su di loro e loro lo hanno ripagato, portando in alto anche gli ascolti di DMax che con il Sei Nazioni tornato in chiaro ha raggiunto il 4,5% di share (durante il match ha avuto davanti solo Canale 5, Rai 1, Italia 1 e Rai3) nonostante fosse anch’essa, come i ventenni azzurri, al debutto nel Torneo.



«Siamo soddisfatti del match - dicevano i ragazzi - ma resta anche la sensazione che avremmo potuto batterli. Contro la Francia sarà durissima, ma ci proveremo fino in fondo». Non c’è, nelle loro parole, nel tono della voce, nei loro occhi, alcuna sufficienza. Nemmeno un grammo.



SERENITÀ

È serena lucidità che prende in contropiede chi segue il rugby da quando loro non erano ancora nati: questi ventenni erano bimbi quando l’Italia venne ammessa nel Torneo e adesso che sono professionisti non hanno alcuna voglia di accontentarsi di esserci, delle onorevoli sconfitte, delle uscite a testa alta dallo stadio. Ogni settimana giocano con le franchigie nelle coppe europee, poi si vestono d’azzurro per il Sei Nazioni e affrontano senza complessi gli assi che i loro predecessori ammiravano sull’album delle figurine.

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