Rugby, dalla realtà virtuale al gioco in campo, miliardi di dati per analizzare i match e il consiglio di Mallett: «Azzurri, così potete vincere all'Olimpico»

Rugby, dalla realtà virtuale al gioco in campo, miliardi di dati per analizzare i match e il consiglio di Mallett: «Azzurri, così potete vincere all'Olimpico»
di Paolo Ricci Bitti
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Venerdì 26 Febbraio 2016, 11:31 - Ultimo aggiornamento: 11:49
“Eh no, fra gli svariati milioni di variabili che fronteggiamo per ogni match del Sei Nazioni non c’era quella del passaggio di Sarto a Joseph che è volato in meta consentendo poi all’Inghilterra di straripare. Diciamo che che queste serie di variabili, proprio per la loro umana illogicità, non saranno mai “capite” anche dagli algoritmi più avanzati”.

E meno male - viene da pensare nonostante la fitta allo stomaco per il ricordo di quel maledetto intercetto - che lo stesso bolognese Fabio Nalucci riconosce che non tutto nel rugby può essere analizzato e previsto in base a cifre e statistiche. Lui è il responsabile Analytics di Accenture, da cinque anni partner tecnologico del Rbs Six Nations, ovvero è l’uomo che scompone in un fantastiliardo di dati ogni partita grazie ai software e al lavoro di una squadra di una ventina di operatori. Venti cervelli e venti paia di occhi che non si perdono una virgola di ogni match.

I dati vengono poi analizzati da esperti quali Nick Mallett, ex ct di Sud Africa e Italia, Ben Kay, inglese campione del mondo nel 2003 e David Flatman, sette caps in prima linea per l’inghilterra. I tre sono così in grado di distillare una miriade di indicazioni a ogni livello, per il tifoso alle prime armi e per gli allenatori più smaliziati. Una prima serie di dati è disponibile giù durante il match, altri pochi minuti dopo il fischio finale, altri dopo un paio di giorni e sono questi ultimi quelli più utili, anche perché “storicizzati”, ovvero messi a confronto con quelli del passato più o meno remoto, per fare previsioni in fase di approccio al match. Carlo Canna, per fare il nome di uno degli ultimi arrivati sullo scenario internazionale, è ancora discretamente imprevedibile, ma presto sul suo modo di giocare saranno disponibili sufficienti elementi per capire in anticipo, e con ottima approssimazione, ogni sua scelta di gioco in base all’andamento dell’azione e alla posizione sul campo.

BIBBIA
Per ogni match la squadra di rilevatori e gli algoritmi, messi a punto in anni di esperienza, “scrive” qualcosa come due milioni di righe ovvero oltre 65mila edizioni della Bibbia di Gutemberg, il primo libro stampato con caratteri mobili. Sessantacinquemila libroni.

“Lo so che fanno impressione tutti quei dati – dice ancora Nalucci – ma si immagini che cosa significhi tentare di “raccontare” in cifre ogni movimento, ogni scelta di gioco, ogni conseguenza di un’azione di un giocatore e poi moltiplicare per 30. Ma stia tranquillo, in Accenture siamo abituati a trattare dati per aziende che richiedono la gestione di ancora più dati”.

Stiamo tranquilli, stiamo tranquilli, ma poi ci vengono in mente le “maledette” statistiche del primo ministro inglese Disraeli, un rovello purtroppo non infrequente per l’Italia che esce troppo spesso sconfitta dal campo quando invece le statistiche, ad esempio il possesso di palla e il dominio del territorio dicono il contrario, vedi proprio il caso dell’ultima partita con l’Inghilterra all’Olimpico.

“Un conto sono i dati e la loro analisi, un conto l’efficacia delle azioni in campo”.

Già, purtroppo. Ci spiega come fate ad esprimere anche durante il match le probabilità di vittoria finale che i tifosi possono leggere grazie alle vostre app?

“Gli algoritmi lavorano molto in fretta sulle variabili raccolte in tempo reale e sui loro dati si inserisce l’esperienza di tecnici superlativi come Mallett. Ogni situazione viene messa a confronto con i possibili scenari anche tenendo conto di situazioni pregresse e così è possibile azzardare previsioni con ottime chance di azzeccarci. Non ho trascorsi rugbystici, ma mi sto appassionando molto a questo gioco e al suo mondo e ho voluto approfondire in particolare proprio il match Italia-Inghilterra. In effetti fino alla meta di Joseph le possibilità di vittoria degli inglesi erano solo leggermente superiori a quelle dell’Italia”.

Mannaggia. Però se aveste avuto la possibilità di incrociare i vostri dati con quelli dei gps degli atleti (la “scatoletta” portata fra le scapole dai giocatori che invia i dati allo staff tecnico di ogni nazionale) forse la previsione di vittoria per inglesi, assai più freschi degli azzurri costretti a giocare fuori-giri per la prestanza dei rivali, sarebbe stata più nitida anche prima dell’intercetto di Joseph?

“Forse, ma noi i dati dei gps non li abbiamo e probabilmente non li avrà mai nessuno: gli staff delle squadre sono giustamente molto protettivi con quei numeri. E’ comunque uno scenario ipotetico molto interessante quello che vede i nostri dati intersecarsi con quelli dei gps dei giocatori. Del resto noi non abbiamo i dati degli staff delle squadre , ma gli staff hanno le nostre analisi: sappiamo che sono proprio loro a spingere al limite l’interpretazione delle nostre ricerche”

Voi parlate di dati impalbabili e di realtà virtuali o “aumentate” che però sono terribilmente concrete non solo in fatto di rugby.

“Nello sport di ci occupiamo anche di calcio e di motociclismo (Ducati) ma poi abbiamo sviluppato software e continuiamo a progredire in fatto di visualizzazioni degli insight di realtà virtuali. Mi spiego: visto che riusciamo ad analizzare in maniera così approfondita un match di rugby e a ricostruirne l’ambiente in modo talmente realistico che sembra di essere in campo, possiamo anche applicare questa tecnologia a una fabbrica o ad altre situazioni magari pericolose per consentire agli operatori di giocare, anzi di allenarsi anzi di fare pratica in tutta sicurezza prima di affrontare il mondo reeale”.

In effetti, provando visori in 3D e altre tecnologie, pare proprio di trovarsi sul campo da gioco. E da tempo ad esempio di astronauti fanno training in ambienti di realtà virtuale o aumentata prima di avventurarsi davvero nello spazio.

“Già, chi sperimenta di persona queste tecnologie – conclude Nalucci – scopre che il nostro cervello si fa facilmente rapire da queste ambientazioni virtuali. Viene spontaneo afferrare la palla, o un cacciavite, anche se si sa benissimo di trovarsi davanti a un pc o con gli occhi schermati da un visore. E, per quanto mi riguarda, trovo affascinante che sia proprio l’enorme e apparentemente fredda quantità di dati che raccogliamo e analizziamo a rendere così realistica un’esperienza virtuale”.

In conclusione ci dica però chi vincerà Italia-Scozia all’Olimpico.

“E se lo facessimo dire a Nick Mallett?”

Prego, ben ritrovato Mr. Mallett.

“Grazie – dice il tecnico sudafricano, allenatore dell’Italia fra il 2007 e il 2011 – Sarà una partita molto chiusa con la Scozia leggermente favorita anche se deve farla finita di ricordare di essere stata eliminata dal Mondiale per un soffio. Basta, quello è il passato. Inoltre, grazie a una prima linea in cui spicca Nel, dovrebbe essere più facile concedere meno penalty in mischia chiusa, cosa che l’anno scorso ha aiutato molto gli italiani a Murrayfield. Gli azzurri, dal canto loro, dovranno essere più pragmatici: è stato terribile vederli cercare di contrattaccare da certe zone del campo contro l’Inghilterra. Non possono ancora permettersi questo tipo di strategie. Potrà pure essere noioso, ma con un gioco più accorto l’Italia può mettere in difficoltà la Scozia e cercare di restare agganciata nel punteggio fino alla fine: i dati raccolti da Accenture negli ultimi cinque anni mostrano che gli azzurri mediamente alla fine del primo tempo sono quasi allineati ai rivali con un gap massimo di 5 punti che però dopo 80 minuti diventa di 16 punti”.
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