Maria Beatrice, arbitro di rugby più giovane
E' lei l'unica italiana ammessa a Parigi

Maria Beatrice, arbitro di rugby più giovane E' lei l'unica italiana ammessa a Parigi
di Paolo Ricci Bitti
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Martedì 12 Agosto 2014, 12:59 - Ultimo aggiornamento: 13:08
Eh s, quando le irlandesi hanno battuto le All Blacks, insomma le Silver Ferns, la terra a Marcoussis ha davvero tremato. La felicit di quelle ragazze era irresistibile.

Di gioia è venata anche la voce di Maria Beatrice Benvenuti, 21 anni, di Trastevere, il più giovane arbitro internazionale del mondo e unica italiana ammessa a quel paradiso della Coppa iridata femminile a 15 alle porte di Parigi.



Paradiso perché questo rugby è l’opposto della spesso noiosa guerra dei muscoli dei maschi.

«Qui – spiega “Mariabea” - il fisico conta, ma non solo quello, anche perché si gioca esclusivamente per il piacere di farlo, un privilegio senza prezzo: meno tatticismi, poche mischie che crollano, spazio per i trequarti, tante mete delle ali, exploit clamorosi come quello dell’Irlanda che ha estromesso le neozelandesi imbattute dal 1991. Gli irlandesi maschi, per dire, non hanno mai superato i Blacks. E peccato che le azzurre non si siano qualificate. Non avrebbero sfigurato».

C’è solo lei, allora, convocata nel ristretto panel dei direttori di gara, a rappresentare l’Italia ai Mondiali: da quando ha 16 anni non fa che bruciare le tappe, l'ex del “Giulio Cesare” iscritta a Scienze Motorie («Mi trascino dietro i due tomi di Anatomia»).



Appena la stagione scorsa il più giovane arbitro italiano fischiava ancora sui campi fangosi delle giovanili dei Castelli, poi l’ingresso nel grande rugby: Universiadi in Tatarstan, Seven negli Emirati, i prossimi giorni alle Olimpiadi giovanili in Cina.

«Marcoussis ospita tutte e 12 le squadre e tutti i match e l'ambiente è elettrizzante. È un villaggio un po’ campestre in cui si parlano tante lingue, si cantano mille canzoni e ci si confronta con culture del Pacifico, dell'Africa, del Nord America: bellissimo».

Maria Beatrice, che non ha mai giocato a rugby a differenza dei due fratelli minori, mentre i genitori sono volontari alla Capitolina, ha cominciato a 16 anni a mettere in riga i giganti del rugby.

Una predestinata, secondo il mentore Giulio De Santis, illustre arbitro italiano.

«Io ce la metto tutta, da due anni non vado in vacanza e sono sicura che questi Mondiali faranno molto bene al rugby femminile, e al rugby in genere. Si è attratti da questo tipo di gioco adatto a tutti e spettacolare».

E poi queste ragazze le si guarda per come sono brave a volare in meta senza lucrare sulle divise da gioco. Niente zoomate alla beach volley, insomma. La determinazione elegante con cui placcano e si tuffano tra i pali sta avendo un enorme successo non solo in Francia: due milioni di spettatori in tv e tutto esaurito domani per le semifinali Irlanda-Inghilterra e Francia-Canada (toh, niente emisfero sud) al Jean-Bouin di Parigi. Il boom definitivo sarà alle Olimpiadi di Rio nel 2016, dove tornerà il rugby (a sette).

Scommettiamo su chi sarà l'unica a participare dall’Italia, maschi compresi?

«È il mio sogno: se vedi il Paradiso non te lo puoi far scappare».

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