L'Italrugby di Capuozzo: «Siamo una generazione di talenti dove le differenze sono importanti. Al Sei Nazioni daremo battaglia»

Il rugbista azzurro è stato eletto "Rivelazione dell'anno": «Una ricompensa per tutti gli sforzi fatti nella mia vita. Sogno il Mondiale».

L'Italrugby di Capuozzo: «Siamo una generazione di talenti dove le differenze sono importanti. Al Sei Nazioni daremo battaglia»
di Giacomo Rossetti
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Mercoledì 21 Dicembre 2022, 14:46

Perfino chi è totalmente profano di rugby, vedendo uno slalom di Ange Capuozzo con la palla ovale in mano non può fare a meno di emozionarsi. Il ragazzo originario di Grenoble ma italianissimo di cuore viste le origini di papà Franck, un mese fa ha vinto il titolo di Rivelazione dell'anno' assegnatogli dalla World Rugby, ma soprattutto ha rubato l'anima ai tifosi della Nazionale. Perché nessuno è come lui: compatto come una palla di cannone, tignoso ma gentiluomo, imprendibile. «Vorrei far capire a tutti i ragazzi che nel nostro sport c'è bisogno di chiunque: alto, basso, grasso o magro. Le differenze servono», esordisce il classe 1999 dello Stade Toulosain.

Si chiude un 2022 straordinario: la prima vittoria contro l'Australia, il premio della World Rugby. Quale è stato il momento migliore?
«Difficile dirlo, in primavera avrei detto la convocazione in azzurro o la vittoria col Galles, qualche mese più tardi avrei detto la firma con lo Stade Toulousain.

La vittoria con l'Australia, grazie al nostro gruppo e davanti al pubblico italiano, è stato il momento più importante della mia vita. Il premio è importante, una ricompensa per tutti gli sforzi della mia vita».

Come ha scoperto la palla ovale?
«Mi ricordo solo che sin da piccolissimo avevo una grande passione per gli sport di contatto: iniziai col judo e a sei anni passai al rugby, in un piccolo club vicino Grenoble. Anche se nella mia famiglia è uno sport molto amato e mio padre adora vedere le partite in televisione, nessuno ci aveva mai giocato prima».

Quali erano i suoi punti di riferimento da ragazzino?
«Christophe Dominici (leggenda del rugby, morto nel 2020, ndc) mi piaceva tantissimo per la sua grinta straordinaria. E poi Mirco Bergamasco, icona dell'Italia degli anni Duemila. Ancora mi ricordo una sua partita contro la Francia, fu dominante! Nello sport in generale, mi piace molto Cristiano Ronaldo per la sua disciplina, lavora ogni giorno per essere il migliore».

Cosa ama di più del suo ruolo in campo?
«La libertà di non essere limitato in un'area precisa, e di avere più spazi per far parlare il mio stile di gioco. Il bello di essere un'ala o un estremo è proprio questo».

Anche a tavola è più italiano che francese?
«Sicuramente sì! (ride, ndc). Ho avuto la fortuna di mangiare specialità italiane sin da quando ero piccolo, anche perché la mia famiglia ha un ristorante, La tavola napoletana'. Ma anche la cucina francese mi piace tanto, soprattutto d'inverno quando fa freddo e mi posso gustare piatti come la fondue, la raclette con le patatine».

Lontano dal rugby, che tipo è Ange Capuozzo?
«In questo periodo per me è molto importante prendere lezioni di italiano, cerco di farle almeno una volta a settimana. Sono uno che pratica attività diverse per tenere sempre la testa aperta alle novità: l'anno scorso suonavo pianoforte, quest'anno mi diverto a dipingere».

Ha interessi di tutti i tipi.
«Anche la musica è una componente molto importante della mia vita. Adoro le vecchie canzoni napoletane, ma non ho una cultura musicale esclusivamente italiana, piuttosto è mescolata con quella francese: oltre a Nicola Di Bari ascolto Charles Aznavour».

A quale meta è più affezionato finora?
«Ho nel cuore soprattutto una che non ho segnato io, bensì da Edoardo Padovani su mio assist contro il Galles: per come si è svolta tutta l'azione, è un vero affresco del gioco di noi azzurri. Con gli sforzi dei singoli non possiamo vincere, abbiamo bisogno dell'aiuto di tutti».

Pensa che il rugby italiano stia crescendo?
«Certo che sì: c'è stato un periodo di transizione e l'Italrugby è cambiata molto negli ultimi anni, ma secondo me abbiamo una generazione di talenti molto interessante. E non parlo solo nella Nazionale maggiore, ma anche dell'Under 20 e di quella femminile. Hanno chiuso un anno spettacolare, siamo sulla buona strada».

Che cosa si aspetta dal Sei Nazioni 2023?
«Abbiamo tre partite in casa, e voglio fare il massimo per vincerle tutte e tre. Giocheremo contro i migliori del mondo, tra cui il Galles che si vorrà vendicare dell'anno scorso: ogni partita sarà una guerra. Non vedo l'ora».

Quale è il sogno più grande che ha?
«Voglio vincere un titolo con lo Stade Toulousain: ho firmato con loro proprio perché è un club mitico, dove posso arrivare al massimo. Con l'Italia, invece, l'obiettivo è giocare un Mondiale».
 

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