Rio 2016, Coe: «La lotta al doping non si ferma con le Olimpiadi»

Rio 2016, Coe: «La lotta al doping non si ferma con le Olimpiadi»
di Carlo Santi
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Martedì 23 Agosto 2016, 09:59
L'INTERVISTA
dal nostro inviato
RIO DE JANEIRO La Russia rimane in stand by. Sebastian Coe, capo dell'atletica mondiale, non fissa un termine per il ritorno degli atleti di Mosca in campo internazionale.
Presidente, la Russia sarà ai mondiali di Londra 2017?
«Non so se il tempo sarà sufficiente. Ma io non sono qui per fermare gli atleti. Il desiderio è riavere la Russia nelle competizioni internazionali».
A Rio è stata presente una sola atleta russa, Darya Klishina, che stava per essere esclusa.
«Noi abbiamo rispettato la decisione del tribunale arbitrale: ha deciso che era eleggibile per gareggiare».
Negli altri sport, però, la Russia c'era.
«Noi abbiamo lavorato nell'interesse del nostro sport ma abbiamo deciso la sospensione dopo aver preso atto del report della Wada. Resto convinto: è stata la decisione migliore».
Yelena Isinbayeva ha lanciato pesanti accuse per l'assenza e per il doping. Cosa le risponde?
«La questione è sempre esistita e ho dovuto affrontarla anche quando ero un atleta. Non vogliamo demonizzare gli atleti né umiliarli pubblicamente. Voglio che abbiano una piattaforma a alla quale rivolgersi con fiducia. Lei, ora, nella commissione atleti, può fare un grande lavoro».
Gli 800 metri femminili sono stati vinti da Caster Semenya. Un caso particolare che apre sempre polemiche per via del suo livello di testosterone.
«C'è un regolamento in vigore. Chi è qui oggi ha il diritto di esserci. Ma la questione è davvero delicata e andrà affrontata a livello scientifico».
Nei primi due giorni, in particolare, allo stadio non c'erano tante persone. Perché?
«È vero, ma le presenze dell'atletica nelle prime due giornate hanno superato quelle di altre diciotto discipline. Sarà argomento di discussione. Ricordo che quando il Brasile ha avuto l'organizzazione dei Giochi era la quinta economia mondiale. Ora è 74esima».
Quanto ne ha risentito l'Olimpiade?
«Non tutto è stato facile, soprattutto nella preparazione. Non avevo mai visto una situazione politica così complessa in un Paese ospitante i Giochi da Montreal».
Poco pubblico ma attenzioni sul web incrementate.
«Rispetto al Mondiale di Pechino i numeri sono raddoppiati. L'audience digitale è stata molto buona: le persone sono interessate all'atletica».
Le competizioni nello stadio?
«Sono stati giorni straordinari. Tre record mondiali, nove olimpici, quasi cento nazionali. Prestazioni incredibili».
Il migliore è stato Bolt che ha detto di essere al capolinea alle Olimpiadi.
«Vediamo se si ferma. Parlo con lui da tempo per il futuro, gli ho detto che sarà con noi, con un ruolo importante. Di certo non farà l'ambasciatore».
Lei ha annunciato riforme nell'atletica. A cosa si riferiva?
«Dobbiamo rivedere il calendario di Olimpiadi e Mondiali, renderlo più snello, al passo con i tempi. A livello internazionale stiamo pensando di far svolgere delle gare a staffetta ai Mondiali di cross. Abbiamo abolito i Mondiali allievi».
Il più bravo secondo lei a Rio?
«Da inglese, dico il ciclista Bradley Wiggins. Non faccio classifiche, per comune interesse mi è piaciuto Rudisha; van Niekerk ha centrato un magnifico record nei 400 metri. Ma qui ci sono stati i migliori atleti di mondo».