COME ERAVAMO
Il tatticismo esasperato che ci ha fatto vincere qualche campionato del mondo e qualche coppa, ci sta pian piano distruggendo. I soldi non ci sono, è vero, mancano ed è una realtà: ma poi perché la Lazio si fa imbambolare dal Ludogorets e il Valencia, nel turno successivo le rifila tre fischioni? Il Valencia, non il Real. Che c’entrano i soldi? Soluzione significa rivoluzione. Per tornare a brillare serve tanto di più. La Juventus splende da queste parti, poi prende sberle dal Galatasaray e si rifà bella in Europa League. Però qualcosa sta facendo e la prospettiva, almeno nelle idee, è buona. Certo, la migliore delle italiane l’anno prossimo rischia di perdere Pogba e qui torna in ballo il discorso dell’appeal e quindi dei soldi. Da qui, davanti a offerte migliori, scappano. La Roma l’anno prossimo si tufferà nell’avventura Champions con un bagaglio di gioco molto europeo, ma se non è stata competitiva per il primo posto in Italia, dovrà spendere per esserlo in Europa. Capitolo stadi: qualcosa si sta muovendo ma ci vuole tempo. La Juve ha già fatto, la Roma farà, poi a effetto domino toccherà a Milan e Inter. E così via. Se ne riparlerà tra qualche anno. Per ora siamo ai minimi termini. Si vive di ricordi e, fortunatamente, di speranze.
GLI ALTRI MONDI
L’altra Spagna è l’Inghilterra, per certi versi ancora più effervescente. Pure lì è tutto più funzionante. I tifosi dell’Arsenal urlano il nome dei Gunners dopo il sesto gol incassato dal Chelsea di Mourinho; l’allenatore dei blues parla di uccisioni (di Wenger) e distruzioni (dell’Arsenal) senza essere arrestato o deferito. Se ti soffermi su Fulham- Southampton, guardi l’entusiasmo di un piccolo stadio e di tifosi che si sentono grandi pur tifando per una piccola squadra. Qui vai al Sant’Elia di Cagliari e ti fai il segno della croce. Anche in Germania funziona come dovrebbe. Lì rovina tutto la forza del Bayern, unica potenza, troppo più potenza delle altre. Con a capo Guardiola, spagnolo. Strano eh?
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