Lazio, la scaramanzia di Lotito prima di tutto: di venerdì 17 la firma di Bielsa può aspettare

Lazio, la scaramanzia di Lotito prima di tutto: di venerdì 17 la firma di Bielsa può aspettare
di Valerio Cassetta
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Venerdì 17 Giugno 2016, 17:02
«Né di Venere né di Marte, non si sposa, non si parte, né si dà principio all’arte». Recita così un antico detto popolare secondo cui sarebbe sconveniente cominciare qualsiasi attività di martedì o venerdì, dalla costruzione di una casa alla partenza per un viaggio, fino all’annuncio del nuovo allenatore. Nulla di scientificamente provato, ovviamente, ma una spiegazione plausibile si può dedurre ricorrendo alla mitologia classica: Marte, infatti, è il dio della guerra, mentre Venere è la dea della femminilità, lussuriosa e ingannatrice.

Tra superstizione e leggenda, la panchina della Lazio, però, resta sempre sguarnita. L’arrivo di Marcelo Bielsa sembra essere ad un passo. Armando Calveri, il segretario generale biancoceleste, è volato in Argentina per convincere “El Loco”, ma il fatidico sì ancora non è stato pronunciato. L’ex c.t. del Cile sta prendendo tempo, vuole valutare attentamente la proposta capitolina, prima di apporre la firma sul contratto. La risposta di Bielsa, dunque, difficilmente arriverà oggi, e Lotito potrebbe accogliere con il sorriso questo leggero ritardo.

Se la saggezza popolare, infatti, già sconsiglia di convolare a nozze di venerdì, figuriamoci quali sventure potrebbe attirare un matrimonio celebrato di venerdì 17, che, secondo tale credenza, è un giorno particolarmente sfortunato soprattutto in Italia. Claudio Lotito, tuttavia, nel 2012 aveva respinto una simile etichetta: «Io sono un cattolico praticante e sono legato alla Divina Provvidenza, la scaramanzia è una cosa di matrice pagana».

Spazio alla fede, quindi, meno ai miti e alle magie. Eppure, si dice che il presidente, nell’annata che portò la Lazio di Pioli al terzo posto in classifica, dopo la sconfitta per 2-1 a Cesena, decise di non seguire più la squadra in trasferta. Da quel momento in poi, senza il numero uno laziale in tribuna, arrivarono ben cinque vittorie consecutive. Un gesto scaramantico? Sicuramente di buon auspicio, visto che in palio c’era la Champions League.

Religione, superstizione, mito e addirittura magia apparentemente formano un impasto in cui è facile confondere un elemento con l’altro, ma in realtà sono ben diversi e distinti tra loro. Nel calcio, però, certi riti propiziatori hanno sempre trovato spazio, dagli atleti ai presidenti, come Romeo Anconetani del Pisa, che spargeva il sale in campo, o Costantino Rozzi dell’Ascoli, che indossava i calzini rossi porta fortuna.

Nell’ultima cena di Natale, il patron laziale ha regalato a ciascun giocatore una manciata di pietre consacrate da custodire gelosamente in vista della seconda parte di stagione, dato che la prima non era stata così esaltante. L’amuleto non è bastato per condurre la Lazio in Europa, ma in passato la benedizione del centro sportivo di Formello e degli spogliatoi della Salernitana, richiesta da Lotito ad un suo amico sacerdote, scongiurò retrocessioni e risultati negativi.
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