La Juve è tornata. Solida e prepotente, quarta in classifica e spinta da un nuovo entusiasmo, e da un attaccante che spacca partite ed equilibri. Vlahovic e Zakaria hanno impiegato meno di 90 minuto per cambiare faccia alla nuova Juve, al 10° risultato utile consecutivo e affamata di Champions, altra squadra rispetto a quella intimorita e impacciata di inizio stagione. Allegri aveva bisogno di tempo per trovare la quadra, ma soprattutto di un centravanti vero, per quell’equilibrio che spesso non è riuscito ad esprimere in campo. La soluzione alle difficoltà oggettive del reparto offensivo è arrivata dal mercato, l’investimento monstre da oltre 100 milioni complessivi ha iniziato a ripagarsi al debutto contro il Verona. Vlahovic ha segnato all’esordio, come Tevez, Ibra, Higuain e Mandzukic prima di lui, incassando l’abbraccio di uno Stadium congelato e immerso nella nebbia, e i complimenti social di Alex Del Piero, non proprio uno qualsiasi. Dusan fa la differenza, ma la presenza del serbo giova anche ai compagni di reparto: è stata una delle migliori prestazioni stagionali per Morata - senza più l’ossessione del gol come nel girone di andata - e di Dybala, decisivo tra le linee e chirurgico con l’assist del vantaggio.
Nelle ripresa Zakaria (uscito per infortunio nel finale, e da valutare) ha fatto esattamente quello che gli ha sempre chiesto Adi Hütter al Borussia Monchengladbach: inserimenti verticali senza pallone, e piazzato sul secondo palo, per il 2-0.