Bernardeschi. «Sul futuro di Berna e della Fiorentina ora non parlo: mi concentro sulla Nazionale. E' chiaro che ci tengo alla Fiorentina: è il mio club. Ora però penso alla Nazionale».
Ruolo. «Da ragazzino giocavo esterno a sinistra, e mi trovo bene lì. Il mister poi può mettermi dovunque».
Numero maglia. «Il 20 era tra quelli liberi, e l'ho scelto. Poi mi hanno detto che mio padre (Enrico, ndr) al Mondiale e al Parma aveva lo stesso numero, ma è stata una coincidenza».
Momento più importante dell’anno. «L'esordio con la Juventus. È stata la mia prima in Serie A e me la porterò dentro per tutta la carriera».
Di padre in figlio. «Mio padre ha avuto un percorso diverso dal mio, passando dalla C1, ma ho avuto davvero bisogno di lui».
Avversari da affrontare. «Asensio mi piace tantissimo, ma parlando di un avversario diretto, di un terzino, dico Bellerin. Qualsiasi avversario però sarà davvero tosto. Li ho affrontati nell'amichevole a Roma. Tra il gol di Asensio e quello di Pellegrini scelgo il secondo, ma lo spagnolo l'ha messa all’incrocio da fermo. Sono due campioncini».
Momento. «Mi piace giocare a calcio. Devo stare sereno e fare quello che mi riesce. Io lo vivo così. Quest'annata è stata davvero bella, dalla Primavera mi son trovato subito all'esordio».
Esordio. «Il mister mi ha detto di stare tranquillo, sereno e ricordarmi le posizioni sui calci piazzati».
Complimenti. «Devo ancora sentire la società e non mi è arrivato nessun messaggio».
Domani visita ad Auschwitz. «Rappresenta l'odio umano allo stato puro. Andremo a celebrare la memoria dei defunti e dei morti nella Seconda Guerra Mondiale, quello è il significato della visita di domani».
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