Scudetto Napoli, al centro del Maradona, con 50mila sugli spalti intorno a lui, Aurelio De Laurentiis è l’eroe e può gridarlo forte: «Oggi è il coronamento di un’attesa di 33 anni. Io quando arrivai dissi dieci anni per l’Europa, promessa mantenuta in anticipo, poi dissi dieci anni per lo scudetto e ce l’abbiamo fatta prima. Ora rivincerlo, rivincerlo e poi ci manca la Champions». Questa squadra si era appesantita di responsabilità, ci voleva una manciata di aria muova nel gruppo e ora abbiamo vinto sapendo che questo scudetto lo abbiamo costruito negli anni».
In realtà c’è un prima e un dopo.
Ed ancora: «So di dover cambiare qualcosa. A me piace rischiare, è arrivato il momento di farlo». Il clou arriva alla fine e quella frase è scolpita nella memoria di tutti i tifosi: «Faremo di tutto per portare lo scudetto a Napoli». Sdogana il tabù della città e sorprende pure Luciano Spalletti che è al suo fianco. Chi pensava ad un’affermazione forse troppo coraggiosa, evidentemente non aveva fatto i conti con la capacità imprenditoriale del presidente del Napoli che da sempre è avanti. Si definisce un visionario. Questo scudetto è il suo capolavoro: vende i big, li sostituisce con talenti molto interessanti (Kvara su tutti), riduce di molto il monte ingaggi (circa 80 milioni lordi) e vince. Anzi stravince. Napoli padrone. E’ il coronamento di un modello gestionale: conti in ordine, una sostenibilità finanziaria necessaria e i risultati sportivi. Non è una chimera, per qualsiasi informazione rivolgersi a De Laurentiis, l’artefice di quella che potrebbe essere una nuova era per tutto il calcio italiano. Non ha paura di chiudere i ponti con un passato ingombrante a livello sportivo (Mertens, ad esempio, è il miglior cannoniere della storia azzurra) e crea i presupposti per un ciclo destinato a durare. Perché gli intoccabili non ci sono. Conta soltanto il progetto e naturalmente la bravura di scovare talenti su cui nessuno ha deciso di puntare.
Il direttore sportivo, Cristiano Giuntoli, è il braccio operativo (assieme a Maurizio Micheli) di una rivoluzione che ha già fatto storia. Kvaratskhelia è sulla bocca da anni, la Juventus gli ha addirittura organizzato una visita a Vinovo, ma non ha avuto il coraggio di investire 20 milioni di euro. Kim Minjae è un fenomeno per tutti gli addetti ai lavori (per informazioni rivolgersi a Fabio Cannavaro che lo ha visto in Cina) e il Napoli se lo assicura per appena 20 milioni. Sono le mosse decisive assieme al riscatto di Frank Anguissa, altro capolavoro costato appena 15 milioni. Il risultato è una miscela esplosiva che Luciano Spalletti ha plasmato nel migliore dei modi trasformando un gruppo di talenti in una vera e propria fuoriserie che ha incantato in Italia ed in Europa. Ha tagliato il traguardo dei quarti di finale di Champions e riproverà ad essere protagonista anche nella prossima stagione. Senza modificare di una virgola il suo concetto gestionale. Tetto salariale, competenza sul mercato e capacità di prendere decisioni al momento giusto pure se impopolari (la forte contestazione estiva è svanita dopo un paio di mesi). E’ il modello De Laurentiis. Quello che ha regalato al Napoli il terzo scudetto.