Roma: Mourinho, un tesoretto preso in prestito

Roma: Mourinho, un tesoretto preso in prestito
di Stefano Carina
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Mercoledì 19 Maggio 2021, 07:30 - Ultimo aggiornamento: 20 Maggio, 09:50

Stavolta la corsa alla plusvalenza può attendere. Perché il regime di Fair Play Finanziario da marzo incute meno timore. Per carità, come dice Ceferin il FPP «non è stato abolito», ma le maglie nelle quali districarsi appaiono certamente più larghe. Nato infatti come un meccanismo attraverso il quale l’Uefa voleva controllare i bilanci dei singoli club per verificare il principio del pareggio di bilancio (break even), ossia un equilibrio tra le spese (costo stipendi, cartellini), la pandemia ha stravolto i principi originari. E ora, aspettando regole definitive - come ha fatto in questi giorni la Figc, proponendo la norma anti-debiti che prevede come i costi non debbano superare i ricavi, a meno che non siano presenti garanzie fideiussorie che giustifichino l’eccedenza - la sensazione all’interno delle società è che l’orientamento si stia spostando ad una più vaga richiesta di investimenti senza sprechi, alla quale potrebbero aggiungersi clausole come il salary cap e una luxury tax da condividere con il sistema. Al momento si tratta soltanto di proposte. E questo in ottica Roma agevola il compito di Pinto che non avrà come i suoi predecessori l’obbligo di rientrare di decine di milioni entro il 30 giugno. Questo non vuol dire che non ci saranno cessioni. Ma l’idea del general manager portoghese è di alleggerire il monte stipendi e incassare qualcosa, da rinvestire, sfruttando perlopiù i calciatori attualmente in prestito. In totale sono una ventina. Tra questi spiccano Florenzi, Kluivert, Olsen, Nzonzi, Coric, Under e Bianda, eredità della gestione Monchi.

ASSE PINTO-MENDES
A meno che Mourinho non s’impunti, indicando tra i ritorni alla base un elemento da introdurre nuovamente nella rosa, il piano di Pinto è chiaro: cedere quanto prima questi calciatori (ai quali aggiungere i vari Fazio, Perez, Pastore...) per avere poi più margine di manovra sul mercato.

L’idea dello Special One, comunicata al club, è quella di non rivoluzionare l’attuale rosa che dovrà esser ridotta a 18 elementi più 4-5 giovani. Rispetto agli scorsi anni, quando la quantità degli acquisti prevaleva sulla qualità, in estate accadrà il contrario. Tradotto: la volontà è quella di dirottare il budget a disposizione, verso quei 2-3 colpi che possano realmente alzare la competitività della squadra. Per questo motivo la questione prestiti va risolta «prima di attaccare il mercato». I 6 calciatori più rappresentativi pronti a tornare, pesano sulle casse circa 30 milioni lordi di stipendi. Se a questi si aggiunge il costo dei cartellini, la base di partenza sulla quale lavorare potrebbe non essere indifferente.

LE TRATTATIVE
L’unico affare delineato è quello di Florenzi, per il quale il Psg vanta un diritto di riscatto a 9 milioni. Per gli altri bisogna ancora trovare una soluzione, non tralasciando alcuni paletti da rispettare. Olsen, ad esempio, va ceduto per una somma superiore ai 4,5 milioni per non effettuare una minusvalenza. Discorso simile per Nzonzi che dopo il biennio al Rennes, andrà venduto (ad un anno dalla scadenza) almeno a 7,5 milioni. Non facile considerando l’ingaggio di 4 netti. Ma non finisce qui. Under a bilancio figura ancora a 4,9 milioni, Kluivert a 8,4, Coric a 3,57 mentre Bianda a 2,45. Il totale si avvicina ai 30 milioni. Pinto per riuscire in questa impresa si affiderà a Mendes. Toccherà al potente manager portoghese trovare club in giro per l’Europa pronti ad accogliere questi calciatori. Ne va del mercato in entrata del suo assistito.

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