LA MALINCONIA DEL 10
Ma c’è di più, perché a tre anni di distanza da quel 28 maggio 2017, Totti fatica ancora a digerire il suo addio al calcio. Che non è stata una festa ma una lacerazione. Soprattutto interna che non è ancora riuscito a mettersi alle spalle: «Nessuno mi leverà dalla testa quello che è successo realmente - ha raccontato ieri su Instagram in una videochat con Toni - Io non volevo smettere, fisicamente stavo bene e con la testa c’ero. Non volevo giocare tutte le partite. Ero contento anche di 20 minuti o dare una mano senza giocare. Lo so che c’è sempre una fine ma alcune persone mi hanno sempre detto “decidi tu, fai tutto tu”. Poi, invece, quando è stato il momento, mi è stato detto di farmi da parte». Quando si riferisce ad «alcune persone» non è difficile individuare il destinatario: «Finché c’è Pallotta non penso che rimetterò piede a Trigoria. Quando porto Christian agli allenamenti resto fuori dai cancelli. A volte in macchina mi viene da piangere a pensare che dopo 30 anni, lì dentro non posso entrare». Sì, perché dopo l’addio al calcio, c’è stato anche quello maturato a seguito dell’esperienza da dirigente. Forse meno traumatico rispetto al primo ma comunque straziante. E oggi la carriera da procuratore intrapresa non aiuta. Perché potrà pure «trovare giocatori per la Roma» ma la sua vita professionale lo porterà spesso e volentieri a starle lontano.
IL PESO
Capire Florenzi è più difficile. Meno spontaneo rispetto a De Rossi e Totti, ha vissuto difficoltà analoghe a quelle avute da Giannini quando dovette prendersi sulle spalle le briciole rimaste del post-Falcao. Il Principe, per classe, forza e temperamento riuscì - seppur a fatica - a ritagliarsi un posto indelebile nei cuori dei 45enni di oggi. Alessandro non ce l’ha fatta. Probabilmente non gli è stato nemmeno concesso il tempo ma arrivare dopo due icone come Francesco e Daniele era un peso enorme da sostenere, per chiunque. E lo si evince quando parla dei due ex compagni: «Nessuno sarà mai come loro - ha detto ieri a Sky - Mi hanno insegnato che la Roma viene prima di tutto. E io ho cercato di fare semplicemente questo, mettendo la Roma davanti a me». Non gli è servito per restare. E probabilmente nemmeno per tornare.
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