C’è qualcosa che non va, ma lo si sapeva dall’inizio, e ora l’unica cosa da fare è fidarsi dei comandanti. Sesta e settima lo scorso maggio, con prospettive nebulose, Lazio e Roma potevano andare a sbattere chissà dove. Invece due grandi tecnici, gli unici della A con vittorie internazionali, ci hanno fatto il favore, anzi la grazia, di venire a lavorare qui, per una sfida affascinante e pericolosa, perché non hanno le garanzie e i paracadute di altri club in cui hanno allenato: quindi la gratitudine a Sarri e Mourinho è doverosa. Si sono messi in discussione, ovviamente dopo essere stati ben retribuiti (la qualità costa), e sono scesi nell’arena. Ci avevano anche avvertito di avere due squadre da far crescere mollichella mollichella, con difetti da migliorare col tempo, con rose non soddisfacenti: ma loro stessi ne hanno accettato i rischi, evidentemente hanno valutato che su questo materiale si possa lavorare, altrimenti sarebbero dei pazzi e non lo sono affatto. Il mercato ha sanato alcune lacune, ne ha lasciate immutate altre, e si è affidato a Mou e Mau il compito di creare il resto.
COPERTE CORTE
L’inizio di autunno ha portato le prime sconfitte.
DUE SFIDE POSSIBILI
Sono grossi grattacapi, per i due allenatori. Devono migliorare l’assetto generale pure in presenza di lacune strutturali, che incidono proprio nella carne viva dei loro impianti di gioco. Devono reinventarsi, spremere il sangue dalle rape e regalare molto di sé ai giocatori. Ce la possono fare, sono qui per questo, è il senso della loro sfida. Ci saranno sacrifici illustri, qualcuno perderà il posto, magari Luis Alberto, magari Zaniolo, se non salgono di intensità: non saranno drammi. Chiedono a Sarri di cambiare modulo, che è come imporre a un credente di abiurare la sua religione, ma non è mollando il 4-3-3 che le cose migliorano: piuttosto devono compiere un salto in avanti i giocatori. Stesso discorso per Mourinho: non può inserire un centrocampista di fianco a Veretout-Cristante perché non ritiene all’altezza chi è in panchina, e deve lavorare sull’intensità difensiva, sperare che certi giocatori non vadano più in bambola. Ma l’unica è affidarsi mani e piedi a Mourinho e Sarri, e magari aiutarli sul mercato di gennaio. E se non è quest’anno, come può non esserlo, il prossimo sarà quello del grande salto per lo scudetto. Garantito.