Roma, gli assi mancanti: ds, portiere e capitano, i nodi da sciogliere

Roma, gli assi mancanti: ds, portiere e capitano, i nodi da sciogliere
di Stefano Carina
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Mercoledì 26 Agosto 2020, 07:30
La Roma che domani comincia la stagione, raffigura al meglio il celebre aforisma di Flaiano, «certo, certissimo, anzi probabile». Perché di certezze, all’orizzonte - tolto il passaggio di consegne da Pallotta a Friedkin - non ce ne sono. Basterebbe pensare alla spina dorsale della squadra (ds, allenatore, portiere e centravanti) per rendersene conto. Il ds non c’è. O meglio, c’è De Sanctis che già sa che la sua carica è ad interim. Se poi toccherà ad Ausilio, Paratici o Giuntoli sostituirlo, questo non dipenderà dalla Roma ma dai rapporti (poco saldi) dei tre con i rispettivi club di appartenenza. Tocca poi all’allenatore. Che in queste due settimane di vacanza ne ha lette e sentite di tutti i colori. Nessuno però inventa nulla e se la linea che ormai va per la maggiore è che l’ex Shakhtar rimane perché i tempi sono stretti e i costi alti per immaginare un ribaltone, non bastano i contatti diretti che in questi giorni Paulo ha avuto con il Ceo Fienga, confrontandosi sul mercato. La conferma del portoghese si basa su piedi d’argilla. Basterà la prima curva sbagliata, per ritrovarsi con le gomme a terra. Per questo motivo ogni giorno che trascorre, è un giorno perso. Servirebbe una dichiarazione pubblica, della proprietà o della dirigenza in loco, volta a rafforzarlo all’esterno e, particolare da non sottovalutare, all’interno. Che poi questo sia il suo ultimo anno o il secondo di una lunga serie, paradossalmente poco importa. La comunicazione in questi casi è fondamentale. Ne è conferma la prima conferenza stampa di Pirlo. Nessuno sa se il campione del mondo diventerà un ottimo allenatore o meno. Ieri, però, ha avuto la forza di escludere pubblicamente Higuain dal progetto, incurante dei 18 milioni di minus valenza a bilancio più i 5 che serviranno di buonuscita. E lo ha fatto non perché Pirlo è carismatico o il ‘Maestro’ ma perché dietro ha una società forte. Che così facendo, ha già rafforzato la sua immagine all’interno di un gruppo pieno di stelle dalle paturnie facili, Ronaldo in primis. 
IN BILICO 
Da Higuain a Dzeko, il passo è breve. Edin è passato dall’essere nel lockdown quel calciatore dai costi insostenibili per un club che per due anni ha mancato la Champions a incedibile, «a meno che non sia lui a chiedere di andar via» negli ultimi giorni. Anche in questo caso, rigorosamente off record, per avere poi l’ultima parola come accaduto la scorsa estate quando, aspettando invano che andasse in porto il domino degli attaccanti con Icardi e il Pipita, da un lato il bosniaco - con un biennale da 7,5 milioni in tasca - se la cavò con «questa è casa mia, ho sentito la volontà del club di tenermi» e la società bissò «in questi mesi non abbiamo mai cambiato idea che sarebbe stato uno dei pilastri sul quale fondare la nuova squadra». Situazione di mercato che si appresta a vivere Pau Lopez. Sfiduciato a tal punto che la Roma ha già individuato in Sirigu il sostituto ma confermato, per ora, per mancanza di acquirenti. Domani si riparte dunque così. Senza contare la mezza rosa da sistemare, i 35 convocati, la partenza dei nazionali dopo appena 48 ore di lavoro e il loro ritorno a 10 giorni dall’inizio del campionato. Più che una ripartenza, sembra un déjà vu
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