Roma, Diawara quell’ex “scarto” che fa felice Fonseca

Diawara con Fonseca, foto Mancini
di Alessandro Angeloni
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Lunedì 23 Dicembre 2019, 09:30
Tredici partite di campionato con la maglia del Napoli, delle quali solo 8 da titolare; zero in Champions League, poi quattro in Europa League, di cui appena una nell’undici titolare; in Coppa Italia, due ed entrambe, queste sì, da titolare. Questo, l’Amadou Diawara napoletano, sotto la guida di Carlo Ancelotti. Un giocatore che, anche davanti alla partenza di Hamsik, ha stentato a trovare posto. Uno si chiedeva: ma la Roma ha fatto bene a prenderlo e affidargli la regia della squadra? Difficile dare una risposta, se ci provi rischi anche di sbagliarla. Se non lo fa giocare uno come Ancelotti, specie in quelle condizioni (tra l’altro il Napoli, il regista, lo sta ancora cercando), un motivo ci sarà. Il dubbio era legittimo, l’arrivo di questo ragazzo aveva il sapore dello “scarto”. Poi, lui, Amadou, in questo percorso romano, è stato bravo a fugare ogni dubbio, a suon di prestazioni all’altezza. Complice anche l’infortunio di Cristante, pian piano si è preso la Roma e non la molla. Il centrale della Guinea ha esordito in campionato in giallorosso il giorno del derby l’1 settembre scorso, e non giocava nella stessa competizione da marzo, partita del Napoli contro il Sassuolo, poi è stato fermato da un brutto infortunio al piede, che lo ha tenuto lontano dai campi di calcio fino al termine della stagione. Scarto e pure mezzo rotto, si diceva. Operazione rischiosissima, e invece...
DUBBI
La Roma lo ha preso nell’operazione Manolas e sembrava tanto un rimbalzo di mercato, come se ne vedono tanti (la Roma ha versato al Napoli un corrispettivo di 21 milioni di euro). Amadou ha visto poco il campo in avvio, come detto il derby e qualche spicciolo di presenza, una partita da titolare a Lecce e 30 minuti contro il Cagliari, prima dell’infortunio al menisco. Una volta tornato, non è più uscito: è un punto fermo, oggi. Un investimento serio, tutto cambia nel pallone. Sempre in campo, nell’undici, alla guida della Roma. Lui che sembra un veterano, ma ha solo 22 anni. E’ un africano con i piedi da brasiliano, dicono di lui. Forse è esagerato, se pensiamo ai grandi centrali della Seleçao, da Dunga a Emerson, ma Amadou colpisce per la precisione dei passaggi, per il carattere tosto, per la voglia di rischiare sempre la giocata, di effettuare un appoggio banale che alla fine è sempre meno banale di quello che pensiamo. Con Veretout forma una coppia ben assortita, il francese più fisico e dinamico, lui più tecnico e palleggiatore. Ama la verticalizzazione, anche se per adesso ne sbaglia ancora qualcuna di troppo. Ma le tenta sempre, senza paura. Quando era più piccolo, tanti dicevano avesse una gamba più corta dell’altra. Beh, non sembra proprio.
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