Lazio, Pioli innesta la retromarcia:
ora due punte per dare la scossa

Lazio, Pioli innesta la retromarcia: ora due punte per dare la scossa
di Alberto Abbate
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Giovedì 4 Dicembre 2014, 06:04 - Ultimo aggiornamento: 21:10
Retromarcia nel gioco e nei punti: uno nelle ultime tre partite. Dopo tredici giornate, Pioli finisce sempre più sul patibolo. L'anno scorso Petkovic - alla tredicesima giornata - aveva 17 punti, tre in meno, 17 gol fatti e altrettanti subiti, già in pieno caos da licenziamento “svizzero”. Reja, sbarcato per la seconda volta a Formello – in sostituzione - il 6 gennaio racimolava 21 punti (15 reti fatte e 12 incassate) in tredici partite. E per Pioli, a differenza loro, mai l'ostacolo Europa League. I due predecessori avevano fatto meglio di lui nella prima annata ai nastri di partenza: Petkovic, 23 punti nelle sue prime tredici giornate biancocelesti, con tanto di girone europeo sul groppone; Reja, 25 punti nel 2010/11 senza Coppe, dopo aver salvato la Lazio in corsa l'anno prima. Pioli avrà pure portato un'altra mentalità, ma dov'è il salto di qualità?



NÉ COPPE, NÉ CAMPIONI

Un altro aiuto per Pioli. Né Vlado, né zio Edy avevano potuto beneficiare della miglior campagna acquisti degli ultimi anni. Più gol fatti (21) e subiti (16) non compensano quindi 5 punti persi a Empoli e Verona. A preoccupare è l'involuzione del gioco, vista persino col Varese in Coppa Italia. La Lazio ha puntato sull'ex Bologna per una “rivoluzione calcistica”, fatta di pressing e assalti all'avversario. Eppure, da Delio Rossi a oggi, son passati 5 allenatori e nessuno è riuscito a portarla avanti. Per carità, nessuno “Special one”, ma solo un mago può trasformare una squadra di buoni giocatori in una corazzata di campioni. Tradotto: la campagna estiva è stato buona, ma ha solo sanato gli ultimi quattro mercati mancanti. E nel frattempo i pochi top player sono invecchiati: da Klose a Mauri. Gli errori del passato non si smaltiscono con una sola spesa.



FINITO L'INTEGRALISMO?

Ha le sue colpe, Pioli. Doveva far sbocciare i giovani, ha fatto tornare “piccolo, piccolo” Keita, mai tre volte di seguito in campo per trovare una “misera” continuità. E, pur mettendoci l'anima estate e autunno, il mister non ha ancora tramutato Felipe Anderson in un cigno: magari il brasiliano si sbloccherà dopo il gol al Varese e con l'assenza di Candreva. Perché ora è in ballottaggio con capitan Mauri come trequartista in un eventuale 4-3-1-2 a Parma. Nelle ultime tre partite il baluardo 4-3-3 non ha funzionato, Pioli deve pensare a un cambio di modulo. Perché questo integralismo tattico può diventare la sua più grande colpa, non una carta d'identità.



RIVOLUZIONE BIANCOCELESTE

La Lazio è stanca, il 4-3-3 richiede un incredibile dispendio. Così Biglia può anche azzeccare 55 passaggi su 62 (l'89% a Verona), ma è tutto inutile se i compagni non gli corrono intorno. Diventano persino sterili i cross (49, 7 a destinazione al Bentegodi) se non c'è chi sprinta a buttarli dentro. Possono provarci insieme Djordjevic e Klose a Parma. Perché la rivoluzione biancoceleste è meno utopistica solo se tutti ci credono e si battono uniti. Non certo se continuano a scoppiare focolai interni qua e là.