Pep Guardiola, ecco l'allenatore dolce
Il padre di Højbjerg curato dal Bayern

Pep Guardiola, ecco l'allenatore dolce Il padre di Højbjerg curato dal Bayern
di Benedetto Saccà
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Martedì 3 Dicembre 2013, 23:57 - Ultimo aggiornamento: 4 Dicembre, 00:14
Una storia di calcio, una storia di dolcezza. Pep Guardiola, le lacrime che rigano il viso, davanti a un ragazzo di 18 anni, inconsolabile per gli accadimenti della vita. No, l’allenatore del Bayern Monaco proprio non riusciva a frenare il pianto, quattro mesi fa, lungo i viottoli del centro sportivo di Säbener Strasse. Del resto, Pep aveva appena incontrato Pierre Emile Højbjerg, un centrocampista di soli 18 anni, nato a Copenaghen, Danimarca, e approdato al club bavarese da poco più di una stagione. Højbjerg piangeva, e piangeva, e piangeva. «Arrivai all’allenamento e non potevo smettere», ha sussurrato ieri sera dopo aver ricevuto il premio «Talento calcistico danese dell’anno». Guardiola, si può immaginare, rimase profondamente colpito dalla disperazione del ragazzo, e gli si avvicinò per sapere. Che ti succede? «Mio padre potrebbe morire. E io sono qui, ho soltanto 18 anni, sono infortunato e solo. I medici mi hanno detto che papà non potrà sopravvivere», singhiozzò Pierre. Una dramma.



Un dramma infinito. Pep sentì l’emozione montare, probabilmente neppure si aspettava di ascoltare frasi tanto terribili. «Allora Guardiola mi disse: “Devi stare vicino alla persone care, anche se questo può pregiudicare il tuo lavoro”. Poi Pep cominciò a piangere e io sentii che non poteva parlare. Mi disse che lui e il club sarebbero stati al mio fianco», ha continuato il racconto Højbjerg. La commozione, i palpiti, la tenerezza.Ecco il cuore grande di Guardiola che affiora sulla superficie della vita.



D’altronde tanti, forse non tutti, ricorderanno la tenerezza che Guardiola ha dimostrato, specie nel privato, all’amico (e vice) Tito Vilanova, caduto più volte nella trappola del tumore durante gli ultimi anni, e fortunatamente sempre guarito.
Pep non si è fermato però alle parole, questa estate. Ha sensibilizzato i dirigenti del Bayern alla serietà del problema, e ha concretamente aiutato il papà di Pierre Emile a trasferirsi in una delle migliori cliniche della Germania. Speranza, cure, affetto. La ricetta ora sembra funzionare, per la verità, per fortuna. «È vero, è così, adesso i dottori dicono che mio padre ha possibilità reali di sopravvivere», ha sorriso Højbjerg. Quanto al futuro, Pierre Emile saprà sempre a chi mandare un grazie. In catalano, certo.
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