Mourinho-Friedkin, il futuro appeso a un mese di fuoco (e alla qualificazione alla prossima Champions)

Calendario duro: Napoli, Juve, Atalanta e Milan. Con le big solo 5 vittorie in 25 gare

Mourinho-Friedkin, il futuro appeso a un mese di fuoco (e alla qualificazione alla prossima Champions)
di Stefano Carina
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Mercoledì 20 Dicembre 2023, 07:34 - Ultimo aggiornamento: 15:29

ROMA Forse era inevitabile che finisse così. L'allenatore pragmatico per eccellenza, quello dei «zeru tituli» o «per vincere lo spettacolo non serve, conta fare i punti», sarà giudicato proprio su questi parametri. Da qui a febbraio, anche se i giudizi potrebbero già essere definiti entro un mese, l'afflato con la tifoseria, la disponibilità a rimettersi in discussione a 60 anni e cambiare in corsa il suo modo di essere e di vedere il calcio, il palmares infinito, i risultati del botteghino con l'Olimpico costantemente sold-out, per i Friedkin non conteranno. O quantomeno, conteranno in minima parte. Per affrontare il tema rinnovo a Mourinho vengono chiesti se non proprio i tituli, risultati tangibili. Che per la proprietà americana fanno rima con Champions, all'alba di un nuovo format che segnerà un confine netto in termini di ricavi tra chi vi parteciperà e gli altri che resteranno a guardare. Dan e Ryan non parleranno ma quando vogliono far trapelare qualche umore ci riescono eccome. E dopo Bologna, con qualche mese di ritardo, si è capito che quella foto che provocò tanto divertimento ad Albufeira tra José, squadra e staff con il centravanti immaginario, alla proprietà non ha divertito così tanto. La risposta, nell'ottica di Dan e Ryan, non s'è fatta attendere: quel "buco" è stato infatti riempito con Lukaku che da solo, per un solo anno in prestito, benefit inclusi, costa la bellezza di venti milioni. Un all-in che ora chiede in cambio un posto tra le prime quattro.

Mourinho attacca, provoca e vince. Lo Special One è in zona Champions e aspetta il rinnovo

TOUR DE FORCE

Dopo il ko di Bologna e la vittoria dell'Atalanta contro la Salernitana di lunedì, la Roma è scivolata all'ottavo posto. Nella passata stagione, a questo punto del torneo, era quinta, aveva ottenuto 5 punti in più e perso una partita in meno. Per carità, la quarta piazza è distante appena tre lunghezze ma il fatto che davanti ci siano quattro squadre (sette considerando anche le prime tre), a Trigoria non lascia dormire sonni tranquilli. Come il calendario che da qui a metà gennaio vedrà i giallorossi affrontare in campionato il Napoli, la Juventus, l'Atalanta e il Milan, con l'intermezzo da dentro o fuori in coppa Italia con la Cremonese e presumibilmente con la Lazio, il prossimo 9 gennaio. Insomma, all'appello manca soltanto l'Inter: per il resto peggio di così non poteva andare. Mou si ritrova dunque a giocarsi il rinnovo dovendo sfatare un tabù, quello con le big, che in questo triennio giallorosso è stato il tallone d'Achille della sua Roma. Appena tre vittorie in 23 incroci (13%), che diventano 5 su 25 (25%) considerando nel club delle grandi anche l'Atalanta di Gasperini. Si parte sabato contro il Napoli di Mazzarri. Bei tempi quando tra i due andavano in scena battibecchi tipo «affrontiamo una squadra con un allenatore che non ha vinto nemmeno la coppa della Toscana o la coppa Lombardia e fare risultato contro Mourinho diventa la cosa più importante della sua carriera». Ora José si ritrova invece a rincorrere. Farlo ritrovando Lukaku e Zalewski dal primo minuto (più Kumbulla per la panchina) e potendo usufruire di una settimana di lavoro (mentre gli azzurri ieri hanno giocato in coppa Italia contro il Frosinone) potrebbe aiutare. Sei gare in 22 giorni: a metà gennaio il quadro sul futuro di José sarà più nitido. Se non tituli, servono punti. Il più possibile.
 

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