Inzaghi: «Sono tranquillo. Berlusconi mi è vicino, mi chiama due volte al giorno»

Inzaghi: «Sono tranquillo. Berlusconi mi è vicino, mi chiama due volte al giorno»
di Salvatore Riggio
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Venerdì 23 Gennaio 2015, 14:29 - Ultimo aggiornamento: 18:01
Il Milan ha voglia di tornare grande e riprendere il cammino di fine 2014. Pippo Inzaghi è finito sulla graticola: «Sono tranquillo perché tutti mi sono vicini. Il presidente Berlusconi mi chiama due volte al giorno».



Lazio. «Se è decisiva? Sono tutte decisive per me. Nulla è compromesso, la posizione in classifica non ci impedisce nessun traguardo. Conosco solo una parola: quella del campo. Domani dobbiamo dimostrare sul campo, le chiacchiere contano poco. Oggi Montolivo voleva venire in conferenza con me, era arrabbiato per le cose scritte sui giornali. Preferisco parlare di calcio».



Insidie. «La forza della Lazio la conosciamo tutti, sono concentrato sulla mia squadra. Possiamo battere chiunque se giochiamo come fatto nelle scorse settimane. Dobbiamo tornare a giocare calcio in modo spensierato».



Errori. «Tutto quello che fai è perché ci credi ciecamente, si sbaglia anche dopo 25 anni. Siamo pronti a sbagliare. Tutti ti diranno che hai sbagliato, ma non ci sarà mai la controprova che loro idee siano giuste».



Critiche. «Ho le spalle molto larghe. Dal presidente mi aspettavo rimproveri, ma non ne ho avuti».



Presidente Berlusconi. «Mi chiama due volte al giorno, so benissimo della sua vicinanza in un momento per noi difficile. Con questa fiducia ne usciremo al più presto. C’è un confronto, vuole sapere di ogni giocatore. Mi sento tranquillo e mi rasserena la vicinanza di Adriano Galliani».

Suso convocato. «Lui è appena arrivato, si è allenato due giorni. Può fare anche l’attaccante. Honda fuori dalla Coppa d’Asia? Non vuole riposare».



Mercato. «La società è molto vigile. Per me l’ideale sarebbe ritrovare i miei giocatori. Gli infortuni di Zapata e De Sciglio non sono preventivati. Quando la rosa sta bene può fare bene contro chiunque. Le assenze? Non mi preoccupano. Siamo in un momento difficile, da cui si esce col lavoro».