Casillas ovvero, la decadenza dei numeri 1,
il suo anno in panchina nel Real Madrid

Casillas ovvero, la decadenza dei numeri 1, il suo anno in panchina nel Real Madrid
di Benedetto Saccà
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Lunedì 20 Gennaio 2014, 10:14 - Ultimo aggiornamento: 11:22
Il Real Madrid Cristiano Ronaldo. Bale. Benzema. E pure Ancelotti, certo. Una squadra votata al lusso, allo spettacolo, all’attacco. I problemi sono però cento metri indietro rispetto a Ronaldo: nell’area di rigore, fra i pali, per la precisione. Ecco, la vicenda del capitano Iker Casillas è semplicemente paradossale: il portiere titolare della Spagna, dunque della nazionale campione del mondo e d’Europa, non gioca una partita di campionato da un anno pieno. Un anno, sì. Del resto l’ultima sfida della Liga cui Iker ha partecipato risale perfino al 20 gennaio del 2013, Valencia-Real Madrid 0-5. Trecentosessantacinque giorni giusti, 38 giornate complessive, un torneo esatto. Incredibile.



COLPA DI MOU

Casillas ha dunque perso... la casa. E di sicuro nessuno avrebbe mai ipotizzato uno scenario simile. D’altronde Iker ha raccolto solo 14 presenze durante la stagione attuale: sei in Champions, quattro nella Copa del Rey, altrettante indossando i colori della Spagna. E ha incassato soltanto quattro gol, uno ogni 275’. Cifre da campione, ovvio, che stridono molto con i numeri legati alle apparizioni sul campo. Casillas, fra l’altro, è ad un soffio dal proprio primato di imbattibilità: ha bisogno appena di 19’ per superare il record di 520’, stabilito nel 2013. Viceversa il capitano è diventato il «portiere di coppa» (o di scorta) per una serie di ragioni imprevedibili. Le prime difficoltà sono montate nel corso della guida madridista di Mourinho: Iker, un tempo San Iker, mostrò il proprio dissenso nei confronti del portoghese, polemizzò duramente e rimediò un’esclusione per scelta tecnica. Mai accaduto nei 10 anni precedenti. Un’eresia. Casillas, poi, subì un infortunio al polso che spalancò letteralmente la porta prima a Adán, quindi a Diego López, allora appena riacquistato dal club. E non basta. Le diverse frange della tifoseria bianca presero a insultarsi nel nome di Iker, specie sugli spalti del Bernabeu: alcune lo volevano inamovibile, altre sostituibile.



VISTA MONDIALE

L’approdo di Ancelotti in Spagna non ha capovolto le gerarchie per la verità, piuttosto le ha accentuate: López è rimasto il titolare. Eppure Casillas, classe ‘81, è e resterà un’icona del Madrid: ha cominciato a vestire la maglia bianca a soli 9 anni, ad esempio, ha collezionato 664 presenze, anche due campionati di fila, oltre che cinque Liga, due Champions e una coppa Intercontinentale. Un campione affidabile, prodigioso sul piano tecnico. Il quadro si è però ribaltato: capita nello sport come nella vita. E il primo, in senso stretto e in senso lato, è divenuto l’ultimo. «Non ricordo un caso come quello di Casillas», ha confidato venerdì Ancelotti. Quanto al futuro, Iker ha certo pensato di lasciare il Madrid: vuole giocare il più possibile, e ora spera che il Real avanzi nella Champions. D’altra parte deve convincere pure il ct del Bosque a non cambiare l’ordine delle preferenze: il Mondiale sarà un passaggio decisivo. Intanto Iker ha formato una famiglia con la giornalista Sara Carbonero: il 3 gennaio è nato Martín, già socio numero 96.966 del Real Madrid, l’amore di papà.

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