Mauri ora è insostituibile, ha convinto Pioli e s'è ripreso una maglia da titolare

Mauri ora è insostituibile, ha convinto Pioli e s'è ripreso una maglia da titolare
di Alberto Abbate
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Domenica 12 Ottobre 2014, 06:23 - Ultimo aggiornamento: 22:06
Non sarà mica una febbre ad abbatterlo: Mauri dopodomani l'avrà già smaltita. E si catapulterà su Firenze: «Dopo la sosta servirà continuità», ha cinguettato qualche giorno fa. Pioli ha intenzione di dargliela. E pensare che Stefano sembrava destinato a un esilio dorato in panca, a una fascia (da capitano) part time. Incredibile lo spirito di questo brianzolo, sempre lì e lì per cadere e invece di nuovo più in alto che mai. Più lo mandi giù, più risale su, Stefano. Resetta le accuse, i dubbi degli allenatori. Passano gli anni (ora ne ha 34), resta al centro della Lazio. Roma caput Mauri: l'anno scorso era tornato a metà stagione, dopo la squalifica di sei mesi, nel derby. Decisivo - con 4 reti in 12 presenze – per la risalita in classifica di Reja. Oggi è già la mossa anti-crisi di Pioli: è bastato ridargli una maglia per ritrovare il successo. Rinunciarci adesso è un oltraggio alla scaramanzia.



INSOSTITUIBILE

Quei monelli di Keita e Felipe Anderson fanno già le macumbe, ieri scorazzavano felici e contenti (contro la Primavera) nel 4-3-3 di Pioli. La febbre scenderà, Mauri li scavalcherà ancora. Al massimo uno dei due giovanotti potrà insidiare Lulic al rientro dalla Bosnia (in diffida e già appannato col Sassuolo), Mauri non si tocca. Fa troppo bene alla salute biancoceleste: due gare dal primo minuto, due vittorie. E c'è pure lo zampino sulla terza col Cesena: uno scampolo, un altro colpo da biliardo. Domenica scorsa Stefano siglava la sua seconda rete dai 25 metri: un siluro di rara precisione e potenza. Che è nulla senza il controllo di Mauri. Serafico pure quando chiunque altro andrebbe in tilt: «Ero e sono tranquillo, ma il mio ultimo gol ha un sapore molto particolare».



IMPERTURBABILE

S'è tolto un Sassuolo dalle scarpe. Dalla Procura di Cremona alla vigilia, dopo un anno di perizia, si erano ricordati che non potevano accedere al suo cellulare senza il pin. Stefano si stava allenando a Formello, mentre rispondeva così al suo avvocato: «L'avevo comprato tre mesi prima quel cellulare e lo cambio in continuazione... Devo fare mente locale». Mentre il laziale "meditava", a Cremona spifferavano subito di un rifiuto a fornire la password. Adesso il 29 ottobre verranno scoperti i risultati della maxi-perizia, ma c'è un particolare che i legali di Stefeno spiattelleranno in faccia al gip Salvini: «Perché non è stato convocato Zamperini, personaggio chiave nella vicenda-Mauri?».



PORTAFORTUNA

Il veleno di Mauri è nettare per la Lazio. Pensateci bene: nel maggio 2012 era al buio di Ca' del Ferro, un anno dopo alzava al sole la Coppa Italia sulla Roma. Quindi sei mesi di squalifica e appena quattro per conquistarsi un rinnovo trattato con Lotito in prima persona. Senza agenti o legali, Stefano ormai è avvocato di se stesso. Con Pioli ha fatto parlare il campo, i numeri. Due centri in 191 minuti sono l'impronta di una squadra, che deve diventare a sua immagine e somiglianza: di qualità, ma esperta e cinica. E' Mauri la retta via della Lazio alla conquista dell'Europa.