Il calcio va in pressing duro sul governo: ancora problemi su tamponi e scommesse

Il calcio va in pressing duro sul governo: ancora problemi su tamponi e scommesse
di Emiliano Bernardini
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Sabato 18 Aprile 2020, 07:30 - Ultimo aggiornamento: 13:54

 Linea fissa con il governo. Un pressing asfissiante. Ieri più che mai. «Se il calcio non riparte muore» hanno ripetuto in continuazione il numero uno della Figc, Gravina e alcuni tecnici a Palazzo Chigi. O almeno con parte di esso. Perché è noto che da quelle parti non tutte le orecchie sono aperte al dialogo. E non è difficile capire gli schieramenti. Per avere un quadro più completo bisogna fare un passo indietro e tornare ai giorni che hanno preceduto Pasqua. Sì, poco prima il nuovo Dpcm. Anche in quell’occasione la pressione sul governo si era fatta più forte. Si voleva riaprire gli allenamenti già dal 14 di aprile. E il premier Conte, sull’onda de “il calcio come primo passo verso la normalizzazione del Paese” aveva dato segnali di grande apertura. Insomma la Figc era riuscita a strappare una promessa di riapertura anticipata. Alla fine però tutto si è concluso con un nulla di fatto. A prevalere è stata la linea del Ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora sposata anche dal capo dello sport italiano, Giovanni Malagò. 

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SOTTO IL RUBICONE
In queste ultime ore caratterizzate dai toni molto accesi, il calcio è tornato a dialogare con la parte di Palazzo Chigi che è più recettiva alla richieste. «Chi invoca oggi l’annullamento della stagione non vuole bene né al calcio né agli italiani e toglie loro la speranza di futuro» ha rimarcato ieri Gravina. Molte telefonate sono intercorse con i tecnici del premier Conte. E anche con la commissione di Vittorio Colao, il supermanager scelto dal governo per gestire la task force per la fase 2 del Paese. Sono state portate anche le istanze del valore industriale del calcio da cui si evince un contributo al PIL nazionale dello 0,58%, pari ad oltre 10 miliardi di valore aggiunto complessivo, in crescita di circa 2,5 miliardi rispetto al 2006 (+35,2%). Come detto l’obiettivo ora è quello di poter avere il via libera per il 27 aprile per fare test, tamponi e farsi trovare pronti con i ritiri blindati. Una settimana in anticipo rispetto all’attuale scadenza del Dpcm fissata per il 3 di maggio. Oggi la Figc consegnerà al ministro dello sport, Spadafora e a quello della salute, Speranza il protocollo medico stilato con l’apposita commissione di mercoledì. Un protocollo definito dallo stesso Gravina «rigido e attento ma flessibile e facile da applicare. Ci sarà periodo di controllo di tre settimane per garantire la negatività di tutti coloro che partecipano agli eventi. Se sono tutti negativi non c’è pericolo. Quindi a fine maggio o inizio giugno si potrà tornare a giocare». «Un protocollo serio» lo ha definito Walter Ricciardi, membro del consiglio esecutivo Oms, consigliere del ministro Roberto Speranza per il Coronavirus e consulente Coni che ha partecipato alla stesura. «Differenziare le aree per livello di rischio è giusto, stiamo proponendo di giocare al Centro-Sud» ha rivelato rimanendo cauto sulla ripresa a maggio: «È ancora un mese a rischio, specialmente in alcune regioni, sarà ancora un mese interlocutorio». Una frase che fa il paio con quella pronunciata da Spadafora giovedì sera: «Speriamo di confermare la data del 4 maggio». La stessa date che qualche tempo fa indicava con maggiore sicurezza. 

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POSITIVI COME INFORTUNATI
A dire il vero il protocollo è stato completato nella tarda serata di ieri. Ritiri blindati, tutti chiusi per almeno 15 giorni. E se un giocatore dovesse risultare positivo? Verrà trattato come un infortunato. Verrà immediatamente isolato dal gruppo e curato. Il resto dei compagni verrà sottoposta nuovamente a tutti i test del caso. Il punto più delicato resta quello relativo ai tamponi. Si sta cercando un accordo un accordo con il governo. 

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TAMPONI E SCOMMESSE
Mancano i reagenti in tutto il Paese e il calcio non può avere la priorità. A meno di un “do ut des”. Le date del campionato? La Figc è ancora in attesa di una comunicazione dalla Lega. La Serie A pensa ad una partenza sulla Rai (ha i diritti tv) con la Coppa Italia. Un’idea per andare incontro a Spadafora che voleva il calcio per tutti. Impossibile invece vedere in chiaro le partite del campionato. L’altro punto su cui si stanno spendendo molto i tecnici della Federcalcio è quello ddel prelievo dell’1% delle scommesse sportive per finanziare la ripresa del pallone. O meglio da destinare al Fondo Salva Calcio. Complicato districarsi nella lotta su chi vuole gestirle. 

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