«Ho sempre saputo di avere delle doti non comuni, così come di aver percorso una strada più difficile rispetto agli altri», comincia così la lunga lettera di Gianluca Scamacca, pubblicata da Cronache di Spogliatoio. Il centravanti del West Ham è uno degli obiettivi (insieme al sogno Alvaro Morata) per l'attacco della Roma, con il club inglese che negli ultimi giorni avrebbe aperto al prestito per accontentare il giocatore, voglioso di tornare a casa. «Non ho ancora mostrato al 100% le mie potenzialità. Sono due anni che il mio Instagram continua a essere tempestato di post di calciomercato in cui vengo taggato. Per tanti sono un talento inespresso: io so di avere delle qualità ancora nascoste, ma sono stra-sicuro al 100% che chi mi prende fa un affare. Penso che mi manchi solo stare nel posto giusto al momento giusto. Quale sarà? Lo scopriremo soltanto vivendo. Ogni anno, tante squadre si interessano a me. O sto simpatico a tutti, oppure ci sarà un motivo!».
Uno dei punti di forza di Scamacca, che ha vissuto un'ultima stagione difficile a causa degli infortuni, è sicuramente la mentalità: «Credo, però, che un punto d’arrivo non lo raggiungerò mai.
E proprio Roma conserva un posto speciale nel suo cuore: «Quando ho lasciato la mia città da ragazzo per andare in Olanda, è stata una mazzata. Volevo provare questa esperienza che mi affascinava e farmi una cultura: non mi pento di niente, i Paesi Bassi sono una scuola di calcio. Ma ho iniziato a sentire la mancanza e sono tornato. Forse non avrei dovuto farlo. Ero piccolo, mi ero stufato. Quando sono partito, le squadre italiane non investivano sui giovani. E puntavano sul collettivo: in Olanda, invece, vogliono l’evoluzione del singolo. Al mio ritorno, la filosofia era cambiata».
E oltre alla città, c'è una sola squadra nel suo cuore, la stessa che spera di sposare presto: «Quando ho esordito in Serie A, al Maradona, contro il Napoli non ho capito niente, ho ricordato le prime volte in cui andavo all’Olimpico. Mi è tornato in mente quando dalle giovanili della Lazio passai a quelle della Roma: al cuore non si comanda. Guardavo Totti mentre facevo il raccattapalle e non gli staccavo gli occhi di dosso».