Schwazer ieri ha annunciato il suo ritorno all'attività agonistica e l'inizio della nuova collaborazione con il professore Sandro Donati, considerato un'icona antidoping: «Capisco che c'è chi è contro la possibilità di darmi una seconda chance - continua il marciatore -. Ma il mio ritorno è molto serio, potevo tornare molto più facilmente e invece lo faccio con questo progetto. Non sono il primo dopato, non sarò l'ultimo. Chiedo solo un pò di pazienza alle persone, sarà il tempo a farmi conquistare la fiducia di chi è scettico».
A chi mette in dubbio anche l'oro conquistato a Pechino, Schwazer dice: «Le prossime gare saranno una risposta a tutta questo. Io sono tranquillo. Potrei dire che allora non ero dopato, potrei mostrare i valori ematici non sospetti ma la risposta migliore la darò con questo progetto. Dimostrerò che non sono dopato, risponderò sulla strada». Schwazer è consapevole che non avrà sconti dall'ambiente: «I compagni sicuramente non mi accoglieranno bene, lo so. Il mio è un percorso lungo, il rispetto lo devo conquistare gara dopo gara. Ma non è un problema con me. Io ho fatto questo sbaglio e non mi sono mai nascosto. Certo confido che la mia squalifica venga ridotta, lo spero proprio. Ma per me sarà importante tornare alle gare in generale, non tanto alle Olimpiadi di Rio. Sento ancora di poter marciare ad alto livello almeno 5 o 6 anni».