Da Trieste a Dubai, passando per gli Stati Uniti. Riccardo Rizzi di anni ne ha 24 ma ha subito capito che per avere successo, in campo pugilistico, doveva spingersi oltre i nostri confini e uscire dalla propria comfort zone geografica. E così ha fatto, anche se mamma e papà, grandi velisti, forse speravano in qualche altra disciplina sportiva. Qualche giorno fa, è arrivata un'altra vittoria, stavolta in Thailandia: qui ha sconfitto il tailandese Jatsada Pithakdanthai, sul ring allestito alla FCC Arena di Pattaya, nell’ambito di una riunione organizzata dalla Fcc Promotion.
L'amore per la boxe sboccia a 13 anni: fino ad allora, Rizzi aveva praticato solo nuoto agonistico. «In quegli anni mi ricordo di aver visto il film Rocky – ricorda il pugile triestino che è allenato da Giovanni De Grassi – e da là è nata la mia passione. Era anche il periodo in cui, da ragazzo avevo bisogno di essere più sicuro di me, anche nei rapporti con i miei coetanei, e il pugilato mi sembrava un ottimo strumento». Da dilettante ha disputato circa 60 match, sette, invece da professionista (il passaggio risale a due anni fa), tutti chiusi a suo favore. «Il mondo pro mi è subito piaciuto – racconta – soprattutto per la durata dei combattimenti, generalmente di sei ripresi. Ho le caratteristiche del fondista e alla lunga rende meglio».
L'Italia gli manca quando si parla della sua famiglia, cui è rimasto molto legato. E' l'unico che pratica il pugilato. Ha due fratelli: il più giovane abita ad Abu Dhabi e lavora come pasticciere da Cipriani, mentre quello più grande è rimasto a Trieste, dove è preparatore atletico. E tra i prossimi appuntamenti c'è proprio il rientro a Trieste: «Il 23 giugno tornerò per combattere nella mia città, contro un pugile laziale». Ma nel medio termine, Rizzi guarda lontano: «Mi sto dando da fare e vorrei mettere le mani su un titolo giovanile internazionale».