Un fioretto d'oro, ai mondiali di Kazan
le azzurre conquistano i primi tre posti

Un fioretto d'oro, ai mondiali di Kazan le azzurre conquistano i primi tre posti
di Piero Mei
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Sabato 19 Luglio 2014, 17:10 - Ultimo aggiornamento: 21 Luglio, 21:02
Vent’anni fa, quando Valentina Vezzali saliva per la prima volta su un podio mondiale (con il bronzo di ieri a Kazan sono 24 volte), Arianna e Martina sgambettavano appena e magari avevano una spada di plastica con cui giocare a D’Artagnan. Arianna Errigo, carabiniere di Muggiò, Brianza, che torna da Kazan d’oro come c’era andata essendo il campione del mondo uscente ed entrante, anzi già entrato, nel fioretto femminile, in quei lontani giorni del ’94 aveva sei anni; e la ragazza di Pisa Martina Batini, guardia forestale e quasi ingegnere gestionale perché organizzando le sue faticose giornate nella sequenza lezione-palestra-lezione&studio-palestra è pure di laurea, era da primina, giacché ne aveva cinque. Ora Valentina, che ha quarant’anni e due figli (83 giorni dopo la nascita del secondo era già in pedana) e che a Rio 2016 dove vuole andare dopo essere stata l’alfiere di Londra 2012 ed essere divenuta la più medagliata degli azzurri di sempre, maschi compresi ne avrà 42, si trova a dover combattere (è il caso di dirlo, pur se in punta di fioretto e dunque più delicatamente delle sciabolate e delle inevitabili sgomitate) con una serie di concorrenti che potrebbero esserle figlie, se mammina precoce, o comunque cuginette. Arianna e Martina sono fra queste, senza dimenticare Elisa Di Francisca, che a Londra vinse. Sorelle d’Italia, come tante altre ragazze del nostro sport che da un bel pezzo ha scoperto la dimensione rosa e che chiama a raccolta gli uomini d’ogni disciplina per non perdere (anche qui) il primato derivato soprattutto che prima le ragazze erano casa e chiesa, e fortunatamente non più. E nelle pari opportunità spesso s’esaltano (e ci esaltano) con successi maggiori.



RAGAZZE ALL’AVANGUARDIA

Ragazze modernissime, come queste del fioretto: Arianna non twittava dall’inizio dei mondiali, concentrata su questi, dopo essersi dispiaciuta per aver fatto volar va l’uccellino Lino con foto di tenerezza; Martina era alla tastiera fra un assalto e l’altro, condividendo nel nuovo esperanto (la lingua che non c’è e volevano inventarla perché tutti la parlassero) da web e tastiera, foto, punti esclamativi e allungamenti di vocali a mo’ di grido (“argento assicuratooooo”, “medaglia sia”) conditi, nel social network, da molti “:D” a raffica, che non è un sorriso ma di più, molto di più: il sorriso della ragazza che sa di aver fatto un’impresa, e che non vede l’ora, forse, di rilassarsi un po’, magari con un assolo di batteria, perché mica solo libro e fioretto, ma anche musica e allegria, non moderna ma contemporanea. E dunque ammiriamole, e molto, queste ragazze del triplete azzurro a Kazan, una delle città d’una parte del mondo che sta facendosi avanti, l’Asia centrale pur se Russia ancora ma pure oltre, perché pensa in grande e spende in grandissimo (può) organizzando il meglio dello sport; ammiriamole, queste Sorelle d’Italia che con i grandi occhi, i capelli sciolti quando si tolgono la maschera, il bel sorriso, danno l’immagine di un Paese che ha voglia di farcela (può) e ce la fa. Oltre i risultati numerici che, comunque, raccontano di un 15 a 7 per Arianna nella finale contro Martina.