Giorgio e Manila, quando il nuoto racconta il dramma dei migranti

Giorgio e Manila, quando il nuoto racconta il dramma dei migranti
di Piero Mei
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Venerdì 14 Luglio 2017, 19:12
L’urlo di Giorgio Minisini non sarà quello di Tarzan ma si farà sentire quando Manila Flamini “morirà” fra le sue braccia e inizierà l’esercizio del duo tecnico che la coppia italiana metterà in scena, e dunque in acqua, nella piscina temporanea alle spalle della Piazza degli Eroi, luogo storico di Budapest. Sarà l’“Urlo da Lampedusa”, come è il titolo della musica che Michele Braga (Jeeg Robot fra l’altro) ha scritto per loro, anche se Manila in prima battuta aveva proposto un qualcosa da “terremoto”, per ricordare Amatrice e dintorni.

Ecco i migranti invece; ecco l’incalzare della disperazione, la musica senza tregua e l’esercizio di due minuti e quaranta secondi senza pausa, perché quello di Kazan aveva forse qualcosa di troppo tecnico e freddino, e ora si punta pure sull’artistico. Come del resto farà sempre Giorgio, stavolta in coppia con Mariangela Perrupato, nel libero, musica di Braga, titolo Paradiso Perduto, concetto le difficoltà di coppia da Adamo ed Eva ai giorni nostri. I tre del sincro misto se hanno problemi di coppia non sono interpersonali nell’acqua e se li risolvono in privato: Manila è sposa dichiarata felice, Mariangela lo sarà presto, non resta di disponibile che Giorgio. Se chiedi alle ragazze se i loro partner di vita sono gelosi del partner d’acqua sorridono, e anche Giorgio guarda la Flamini, sua compagna di stanza che un po’ si lamenta amichevolmente del di lui russare, talvolta, e dice “troppo vecchia”: è solo una battuta. Manila parla del costume che indosserò, “fatto in casa”, disegnato dalla fidanzata del fratello, cucito da sua madre sarta e dipinto da sua nipote Camilla, otto anni.

Si tratta di simboliche mani di tutti i colori, il mondo di tutti oltre i migranti. Mariangela non sa ancora se indosserà il nero o il bianco, comunque “svarowskati”: il lustrino è di rigore, il trucco tende a farsi più leggero, “e del resto mica possiamo truccare lui”, dicono di Giorgio. Raccontano che all’inizio erano imbarazzate, le ragazze a vedersi piombare nel gineceo del sincro il maschio, e lui a trovarsi là in mezzo; forse Giorgio era più imbarazzato ancora, anche se gli dava una certa sicurezza fisica, magari a fronte di qualche bullo se ce n’erano, l’aver praticato taekwondo. Adesso si allenano insieme da un anno a Pietralata, un altro gioiello della Federnuoto quanto a possibilità tecniche. Minisini un po’ se l’è presa perché in tana apertura allo sport misto, anche le staffette dell’atletica, il sincro non è stato considerato da Olimpiadi. “Forse è troppo giovane, dovremmo diventare di più e farci conoscere, ma prima o poi...”. E se il prima fosse a Budapest, con Manila che chissà che farà dopo Budapest, e/o con Mariangela che ora si sente bene dopo l’operazione all’ernia del disco dell’inverno scorso (ringrazia il professor Maira)? “Dobbiamo guardare quelli che ci hanno battuto a Kazan”, cioè americani e russi, “non quelli che ci seguivano e vorrebbero batterci”, cioè spagnoli e giapponesi. L’urlo è pronto.
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