Cassani e il percorso olimpico: «E' un tracciato molto duro»

Cassani e il percorso olimpico: «E' un tracciato molto duro»
di Gabriele De Bari
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Lunedì 25 Gennaio 2016, 10:10 - Ultimo aggiornamento: 10:11
La marcia di avvicinamento, all'appuntamento olimpico del 6 agosto a Rio, è cominciata con la ricognizione al circuito del ct Davide Cassani e dei capitani azzurri Nibali e Aru. «Ho voluto portare in Brasile Vincenzo e Fabio per conoscere e provare il tracciato delle Olimpiadi, dove l'Italia potrà essere protagonista e portare a casa almeno una medaglia».
Quali sono le caratteristiche del percorso?
«Molto impegnativo e selettivo, particolarmente adatto alle qualità Nibali e Aru. Somiglia a una classica, mi ricorda il Lombardia. C'è tanta salita: una lunga 8,5 chilometri, che andrà affrontata al massimo della condizione e sulla quale si deciderà la corsa».
Quali sono state le impressioni?
«Io la conoscevo e sapevo quindi delle difficoltà. Nibali e Aru non pensavano fosse un circuito così duro e di pendenza. Perciò siamo tutti soddisfatti perché gli italiani sono portati per questo tipo di gara».
Vedremo gli azzurri protagonisti?
«Sicuramente. Gli italiani avranno concrete possibilità, anche se ci saranno molti avversari in grado di lottare per il podio».
A chi si riferisce?
«Spagnoli, colombiani, francesi, senza dimenticare Froome e Sagan. Vincerà chi arriverà in Brasile al top della forma, chi uscirà dal Tour del France meglio di altri. Le Olimpiadi, infatti, si correrano soltanto pochi giorni dopo la conclusione del Tour».
Sarà una stagione con doppio appuntamento per la Nazionale.
«Le Olimpiadi e il Mondiale. Una gara su un tracciato durissimo e l'altra su un circuito piatto in Qatar. Perciò bisognerà preparare due nazionali con caratteristiche completamente diverse. Siamo competitivi per la rassegna a cinque cerchi, meno per il titolo iridato».
Qual è il momento del ciclismo azzurro?
«Molto buono per quanto concerne le corse a tappe, un po' meno per le classiche, che resta il nostro tallone d'Achille.Purtroppo, da qualche anno, non riusciamo a piazzare un corridore tra i primi dieci né alla Roubaix, né alle Fiandre».
Cosa si aspetta da Nibali?
«Che vinca ancora il Giro d'Italia e che sia grande protagonista a Rio».
E da Aru?
«Che salga sul podio al Tour, dopo averlo già fatto al Giro e alla Vuelta. Ha tutto per completare il suo processo di crescita e diventare un grande, per il giovane sardo sarà l'annata della definitiva consacrazione».
Dietro Nibali e Aru cosa propone il movimento?
«Abbiamo un ciclismo giovanile molto interessante, tra i migliori al mondo, sul quale fare affidamento e costruire il futuro. Nonostante sia uno sport che richieda tanta fatica piace ai giovani».
Tra gli emergenti quali sono i nomi che segue con maggior aspettative?
«Alcuni stanno crescendo bene e mi riferisco a Viviani, Guardini, Bonifazio, Formolo, Felline, Colbrelli. Mi attendo cose interessanti anche da Trentin, sono curioso di vedere all'esordio Moscon. Insomma, quella appena cominciata, sarà una stagione intensa e spettacolare che avrà nelle Olimpiadi di agosto il momento più importante».
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