Simone Annicchiarico in tv con "Fronte del palco": «I talent show mistificano la musica»

Simone Annichiarico torna su Italia 1 con Fronte del palco da giovedì 24 marzo
di Nicole Cavazzuti
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Mercoledì 23 Marzo 2016, 17:01 - Ultimo aggiornamento: 1 Aprile, 09:39

Simone Annicchiarico torna in tv al timone di Fronte del palco, l’appuntamento con la musica italiana live ideato e prodotto da Radio Italia al via con la terza stagione giovedì 24 marzo in seconda serata su Italia 1.

Come sarà la terza edizione di Fronte del palco?
«Per fortuna, la formula resta identica: è l’unico programma in Italia che ospita concerti live inframezzati da interviste in cui gli artisti si raccontano a tutto tondo».

Quali artisti si esibiranno nell’auditorium di Radio Italia?
«Sicuramente Lorenzo Fragola, Francesca Michielin, Negrita, Noemi, Enrico Ruggeri, gli Stadio e i Negramaro, protagonisti della prima puntata con un concerto che miscelerà pezzi dell’ultimo album con hit storiche. Ascolterete La rivoluzione sta arrivando, Sei tu la mia città, Il posto dei santi, Attenta, Nuvole e lenzuola, L’ultimo bacio, Se io ti tengo qui, Via le mani dagli occhi, L’amore qui non passa e un medley di Solo tre minuti, Estate e L’immenso».

Parliamo delle interviste. Un incontro che ti è rimasto nel cuore?
«L'anno scorso sono rimasto piacevolmente stupito nello scoprire che anche Francesco De Gregori e gli Stadio del repertorio di Lucio Dalla amassero in particolare il brano Com’è profondo il mare, che è il mio preferito. È una canzone particolarissima, sia come testo, sia come musica».

Sei quindi un fan di Lucio Dalla?
«Sfegatato! Per me, Lucio Dalla è il migliore artista della musica italiana del 1900».

Oltre a Dalla chi sono i tuoi artisti italiani preferiti?
«Sono quasi tutti morti: mi piacciono Lucio Battisti, Ivan Graziani e Pino Daniele. Resta solo Edoardo Bennato».

E oggi secondo te com’è lo stato di salute della musica italiana?
«Non sarebbe male se non ci dovessimo confrontare con il nostro passato. Prima c’erano maggiore qualità, preparazione e cura. E c’è una ragione: le nuove tecnologie permettono a chiunque di fare musica e di sentirsi un musicista. Il problema è che un’illusione. Risultato? I nostri artisti oggi studiano meno e fanno poca gavetta. Oggi ci sono i talent show che, secondo me, mistificano ancora di più quello che è la musica. Penso che nella musica italiana ci siano cose buone, anche se negli ultimi dieci anni non si è affermato un cantante che riempia gli stadi come Jovanotti, Ligabue e Vasco».

Sei d’accordo con chi ritiene che in Italia i rapper siano diventati i nuovi cantautori?
«I rapper sono autori di testi che cantano su una base.

Specificato questo, il rap per me non è musica, si avvicina alla poesia».

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