“Free souls” di Nicola Conte: la libertà di percorrere nuove strade

Il cantautore di origini pugliesi Nicola Conte
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Martedì 13 Maggio 2014, 16:44 - Ultimo aggiornamento: 17 Maggio, 17:59
Anime libere, perch liberi bisogna essere davanti all’esigenza di intraprendere nuove strade. Come libero è stato Nicola Conte di virare la sua produzione verso un’anima più soul e afro per queste nuove tredici tracce. Il 26 maggio esce "Free souls", il nuovo album del compositore di origini pugliesi.



Le collaborazioni, come spesso nella sua storia discografica, sono delle più valide: Gregory Porter, Jose’ James, Marvin Parks, Magnus Lindgren, Logan Richardson, Till Bronner, Fabrizio Bosso e altri ancora.



Adorato in Giappone - la compilation “Spiritual Swingers” (EmArcy, 2010) nacque proprio da una richiesta dei discografici nipponici - Nicola Conte è anche produttore artistico dell’ultimo disco di Chiara Civello. Un lavoro che contiene classici della canzone italiana - da Paolo Conte a Gino Paoli, passando per Capossela e Sergio Endrigo - con un sound internazionale, cifra distintiva dell’identità dell’artista, che dirigendo i lavori di questa produzione (suonata dalla sua band), la firma in maniera inconfondibile.



Con oltre 400 mila copie vendute in tutto il mondo, il compositore di origini pugliesi è abituato ad abbracciare fluidamente generi e ruoli. Per alcuni è un dj, per altri un musicista pop, per altri ancora un jazzista con la predilezione per il groove. La verità è proprio questa: Nicola Conte è un artista che non crea mai musica riconducibile a un genere solo.



“Free Souls” è un ponte tra le tante cose che Nicola Conte è stato fino a oggi, e le tante che sarà. Un ponte tra le prime produzioni, che avevano un sound di matrice più europea e le ultime, caratterizzate da una sempre crescente ricerca di suoni più afroamericani. Soprattutto nei testi, scritti tutti da Conte, sono forti i richiami a una dimensione più spirituale e primitiva, con messaggi e contenuti tipici dello Spiritual Jazz, rivolti all’innalzamento dello spirito e alla ricerca dell’anima.



Anche la struttura del disco lo racconta in modo evidente: si tratta di una serie di registrazioni di alcune session tra il 2006 e il 2011, ovvero tra i due album “Rituals” e “Love & Revolution”, nessun suono aggiunto, tutto registrato in presa diretta.



È la storia di un cambiamento maturato piano piano e poi sbocciato con vigore ultimamente. Un ponte, un passaggio decisivo (e deciso): In questi anni la mia musica è cambiata. Ora suona più black e afro, e in questo disco si sente chiaramente. L’intento è quello di rappresentare una chiusura rispetto alla precedente produzione e consentire un'apertura al prossimo futuro.
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