Le collaborazioni, come spesso nella sua storia discografica, sono delle più valide: Gregory Porter, Jose’ James, Marvin Parks, Magnus Lindgren, Logan Richardson, Till Bronner, Fabrizio Bosso e altri ancora.
Adorato in Giappone - la compilation “Spiritual Swingers” (EmArcy, 2010) nacque proprio da una richiesta dei discografici nipponici - Nicola Conte è anche produttore artistico dell’ultimo disco di Chiara Civello. Un lavoro che contiene classici della canzone italiana - da Paolo Conte a Gino Paoli, passando per Capossela e Sergio Endrigo - con un sound internazionale, cifra distintiva dell’identità dell’artista, che dirigendo i lavori di questa produzione (suonata dalla sua band), la firma in maniera inconfondibile.
Con oltre 400 mila copie vendute in tutto il mondo, il compositore di origini pugliesi è abituato ad abbracciare fluidamente generi e ruoli. Per alcuni è un dj, per altri un musicista pop, per altri ancora un jazzista con la predilezione per il groove. La verità è proprio questa: Nicola Conte è un artista che non crea mai musica riconducibile a un genere solo.
“Free Souls” è un ponte tra le tante cose che Nicola Conte è stato fino a oggi, e le tante che sarà. Un ponte tra le prime produzioni, che avevano un sound di matrice più europea e le ultime, caratterizzate da una sempre crescente ricerca di suoni più afroamericani. Soprattutto nei testi, scritti tutti da Conte, sono forti i richiami a una dimensione più spirituale e primitiva, con messaggi e contenuti tipici dello Spiritual Jazz, rivolti all’innalzamento dello spirito e alla ricerca dell’anima.
Anche la struttura del disco lo racconta in modo evidente: si tratta di una serie di registrazioni di alcune session tra il 2006 e il 2011, ovvero tra i due album “Rituals” e “Love & Revolution”, nessun suono aggiunto, tutto registrato in presa diretta.
È la storia di un cambiamento maturato piano piano e poi sbocciato con vigore ultimamente. Un ponte, un passaggio decisivo (e deciso): In questi anni la mia musica è cambiata. Ora suona più black e afro, e in questo disco si sente chiaramente. L’intento è quello di rappresentare una chiusura rispetto alla precedente produzione e consentire un'apertura al prossimo futuro.
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