Strenne alternative coi capolavori trascurati di Sinisgalli, Topor e Flaiano

Strenne alternative coi capolavori trascurati di Sinisgalli, Topor e Flaiano
di Luca Ricci
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Sabato 17 Dicembre 2016, 10:45 - Ultimo aggiornamento: 19 Dicembre, 17:52
Lo so che consigliare il libro di poesie “Dimenticatoio” (Mondadori, Milano, 1978) del pressoché misconosciuto Leonardo Sinisgalli potrebbe apparire snob, ma invece è pop, e adesso vi spiego perché. Innanzitutto la poesia, molto più che la prosa, è nata insieme al bisogno dell’uomo di raccontare storie: la sua matrice orale è senza alcun dubbio più universale (alla lettera: che riguarda tutti) rispetto alle spesso inutilmente arzigogolate pagine di bella prosa; in secondo luogo l’autore, Leonardo Sinisgalli, è molto pop perché non nacque poeta- non è stato cioè uno di quei sommi poeti laureati di cui si prendevano gioco Charles Baudelaire ed Eugenio Montale-, bensì ingegnere e pubblicitario: Sinisgalli insomma rappresenta un certo tipo d’artista che raggiunge un risultato poetico raffinatissimo provenendo da ambiti lontani mille miglia dalla poesia dei letterati, dagli studi cosiddetti umanistici. Altri esempi di suddetta tipologia, benché sul versante prosastico: l’ingegner Carlo Emilio Gadda o il chimico Primo Levi. E comunque Leonardo Sinisgalli si raccomanda da sé, basterà trascrivere qui di seguito una poesia a caso dal suo “Dimenticatoio” intitolata «Poeta»: Forse il poeta/ è negato, non è poeta/ nato.

Trelkowski, un anodino impiegato parigino, trova un appartamento in affitto salvo poi scoprire che l’inquilina precedente aveva tentato il suicidio…

Comincia così- immerso in un’atmosfera condominiale alla Simenon- “Le locataire Chimérique”, uno dei racconti più misteriosi e spiazzanti della letteratura francese del novecento. Lo scrisse nel 1964 (appena ventiseienne) l’eclettico Roland Topor: pittore, sceneggiatore e attore, oltre che scrittore, surrealista fino al midollo in tutte le cose in cui s’avventurò. E non fa eccezione questa storia oscura, da noi ancora reperibile nel catalogo Bompiani col titolo “L’inquilino del terzo piano”. Il surrealismo qui nasce da una costruzione che moltiplica le possibili letture: la prima ci consegna una perfetta storia horror dove un inerme inquilino è preda di un gruppo di sadici condomini pronti a tutto pur di annientarlo; la seconda ci suggerisce una chiave storico-sociale dove Topor parla di mancata integrazione e di paura del diverso (temi quanto mai caldi e attuali); una terza infine indica un’interpretazione psicoanalitica in cui la paranoia del protagonista scatta a causa di una mancata accettazione della sua vera sessualità (Trelkowski a un certo punto comincia a travestirsi da donna per somigliare a Simone Choule, la precedente inquilina dell’appartamento). Il capolavoro Topor lo realizza non facendo prevalere nessun piano sull’altro (e sono proprio tre, come suggerisce il titolo italiano). Al contrario, è come se la lettura horror venisse smentita dalla lettura sociologica che a sua volta viene smentita dalla lettura psicologica che, ricominciando il giro, smentisce l’horror.

“Melampus” di Ennio Flaiano- pubblicato nel 1970 per Rizzoli e poi ripreso da Einaudi nel 1978- è oggi un testo introvabile, ed è un vero peccato visto che trattasi non solo dell’esito migliore della scrittura di Flaiano, ma anche di uno dei vertici letterari del novecento italiano in quella bislacca categoria denominata «romanzi brevi». Un amore newyorkese del tutto anonimo, quello tra lo sceneggiatore italiano Giorgio Fabro e l’americana Liza Baldwin, almeno fino a quando la ragazza non scopre che la passione amorosa “non prevede rapporti paritari”. Liza, nella sua dedizione totalizzante verso Giorgio, a poco a poco sembra trasformarsi in un cane al cospetto del padrone. Sciogliendo la sua inclinazione alla forma ieratica e beffarda in un andamento più intimo e diaristico, Flaiano mette in scena una favola senza morale, che si configura come campo di stimoli per indagare il principio maschile e quello femminile (e come sempre la combinazione mai indolore dei due). Un perfetto racconto fantastico che prende alla lettera una metafora, o un affresco perfettamente realistico dell’asimmetria dei sentimenti, a scelta. Comunque, un rompicapo esemplare.

Twitter: @LuRicci74
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