A tre anni dalla morte, Lorenzo Gnocchi, suo allievo ed erede universale, ha donato le opere all’istituzione fiorentina. Solo il “San Giovannino” del Rosso Fiorentino è un exploit: l’ultima opera del manierista Rosso in mani private (e unico perché tutti gli altri sono in collezioni pubbliche e chiese). Un valore nell’ordine di milioni di euro solo il Rosso. A fronte dell’intera collezione che vanta una stima superiore ai 10 milioni. E’ la più grossa donazione dal dopoguerra al oggi, dopo quella dei Contini Bonacossi.
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Il direttore Eike Schmidt ha già annunciato che il “San Giovannino” del Rosso Fiorentino, l’ultimo quadro del grande pittore manierista finora in mani private, farà parte del nuovo allestimento della pittura del primo ‘500 in corso di preparazione nella Galleria. Due tele del fiorentino Jacopo Vignali, il Giovane flautista e Gesù incoronato di spine, saranno invece esposte nella Galleria Palatina. Ma la maggior parte della collezione, con opere di maestri dell’800 come Léon Bonnat, Antonio Ciseri, Raffaello Sernesi e dipinti di amici artisti come Bruno Innocenti, Giovanni Colacicchi, Renzo Dotti e Rodolfo Meli, verrà esposta in due sale dedicate nella Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti, che verranno restaurate e allestite nei prossimi mesi.
La collocazione del lascito di Del Bravo alla Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti, è stato spiegato, è particolarmente appropriata dato che lo studioso è stato per decenni membro della Commissione per la valutazione e le nuove acquisizioni che proprio in quegli spazi si riuniva regolarmente.
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