Al primo posto si è classificato Francesco Grotto, autore del componimento poetico “Reditus in montem Ortigaram” che racconta il ritorno di un alpino sull’Ortigara molti anni dopo la battaglia del giugno 1917 e rievoca i suoi ultimi colloqui con un commilitone rimasto ucciso: una ricerca del tempo perduto, nella quale la tradizione della poesia neolatina si fonde con quella degli alpini e con quella della musica veneta, nel centenario dalla fine della Grande Guerra.
Il vincitore ha dato prova di grande inventiva linguistica: così “state pronti” diventa “ estote parati”, il filo spinato viene tradotto in “spinea linea”, le feritoie della fortificazione sono “ballistraria”. Al secondo posto si è piazzato Giuseppe Quarta, che scrive una immaginaria lettera di Seneca a Lucilio, nella quale il filosofo critica la frase sallustiana scelta come titolo. Giovanni Bellizzi, al terzo posto, è autore di un saggio di satira sociale, nel quale la voce narrante (di una ragazza) contrappone alla superficialità delle amicizie social (“like” è reso in latino con “mihi placet!”) il colloquio, ben più profondo e rassicurante, con la propria ombra.
© RIPRODUZIONE RISERVATA