Nessun problema economico. Quando Robin Williams lo scorso 11 agosto ha deciso di togliersi la vita non lo ha fatto certo perché a corto di soldi. A smentire mesi di voci e di pettegolezzi sui presunti conti in rosso dell’attore statunitense è bastata la semplice lettura del testamento. Nel documento, infatti, Williams ha disposto di lasciare ben 50 milioni di dollari ai suoi tre figli, Zachary, Zelda e Cody, e una villa da sette milioni alla terza moglie Susan Schneider, sposata nel 2011. Un’eredità non certo compatibile con una situazione patrimoniale precaria e che quindi fa decisamente a cazzotti con alcune ipotesi avanzate dai media, all’indomani della scomparsa del comico americano, per cercare di spiegarne il suicidio.
Malgrado i 30 milioni andati perduti nelle cause di divorzio con le due prime consorti, insomma, è da escludere che Williams fosse al verde o addirittura vicino alla bancarotta.
A spingere al suicidio l’artista, quindi, avrebbe contribuito in maniera decisiva proprio questo terribile disagio, che si manifesta soprattutto con frequenti allucinazioni visive correlate all’uso dei farmaci. Qualche giorno dopo la morte dell’attore, guarda caso, la moglie Susan aveva riferito alla polizia di come il marito spesso si lamentasse dei medicinali e dei loro effetti.