Festival di Taormina, Patricia Arquette: «Lotto per la parità salariale tra uomini e donne a Hollywood e nella vita di tutti giorni»

Festival di Taormina, Patricia Arquette: «Lotto per la parità salariale tra uomini e donne a Hollywood e nella vita di tutti giorni»
di Gloria Satta
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Giovedì 18 Giugno 2015, 20:51 - Ultimo aggiornamento: 28 Giugno, 10:32
Il Festival di Taormina applaude Patricia Arquette, l’attrice premio Oscar per “Boyhood”, il film di Richard Linklater girato nel corso di 12 anni. Americana, erede di una famiglia nel cinema, 47 anni, Patricia ha fatto scalpore nel mondo intero quando, ritirando la statuetta vinta come migliore attrice non protagonista, ha lanciato un appello contro le discriminazioni sessiste e a favore della parità salariale a Hollywood.



E’ cambiato qualcosa dopo le sue parole?



“In California sta per diventare legale, nelle aziende, la possibilità di contestare le discriminazioni salariali. Fino a ieri se discutevi di un tuo collega pagato meglio di te potevi essere licenziato. Domani non correrai più questo rischio”.



Ma pensa che la battaglia, a livello più generale, porterà dei risultati?



“Di sicuro oggi c’è una pressione molto alta, che porta a individuare e denunciare le discriminazioni di genere in ogni ambiente. Trovo profondamente ingiusto che siano pagati meno alcuni lavori svolti dalle donne, come guardare i bambini e fare l’infermiera, mentre gli uomini che vendono automobili hanno un salario più alto. Se penso che in America il 50 per cento delle famiglie è mantenuto da madri single…”.



Com’è arrivata a girare “Boyhood”?



“Nel 2003 il regista Linklater mi chiese: cos’hai da fare nei prossimi 12 anni? Beh, penso di crescere i miei figli e lavorare nel cinema, ho risposto io. Mi ha esposto il suo progetto di realizzare un film su una famiglia, girando una settimana all’anno e tutto, nel mio corpo, mi ha spinta a dire di sì: mi pareva un esperimento mai tentato prima, una sfida esaltante. Ma era anche un rischio, il film poteva non piacere. Quando al Sundance abbiamo visto i primi spettatori con le lacrime agli occhi perché avevamo raccontato la loro vita, abbiamo capito di aver fatto centro”.



Che rapporto ha con il cinema italiano?



“Lo considero il cinema più potente e ricco di emozioni del mondo. Amo Valeria Golino e Fellini. Vorrei che il cinema americano prendesse esempio dal vostro sposando i contenuti profondi con il successo commerciale”.



Lei ha interpretato anche una serie tv, “Medium”: c’è differenza con il cinema?



“Meglio la tv dei ruoli noiosi e stereotipati che il cinema mi offriva dopo la nascita di mia figlia. Nelle serie c’è molta sperimentazione e una concezione democratica del cinema: la tv la vedono tutti, anche gli spettatori più poveri”.



E’ stata dura vedersi invecchiare man mano che girava “Boyhood”?



“No, e io non ho nessun merito a essermi mostrata con i miei anni. Invecchiare è un fatto naturale per un essere umano. Hollywood, che demonizza l’età matura, ha una concezione distorta della vita. Non posso giurare che non ricorrerò mai al chirurgo plastico e non condanno le donne che si rifanno la faccia. Ma trovo assurdo che le attrici dopo i 40 vengano considerate da buttare”.



Lei ha lavorato con Lynch, con Scorsese, con il suo ex marito Nicolas Cage. Cosa la spinse a fare l’attrice?



“Non certo la ricerca del successo e mai e poi mai avrei pensato di poter vincere l’Oscar. Ho fatto cinema, secondo la tradizione di famiglia, per lavorare con i registi coraggiosi e non convenzionali che potessero insegnarmi qualcosa”.



Come si trova a Hollywood che rischia ormai poco e ripete le formule vincenti all’infinito?



“Prima o poi gli studios perderanno tanti di quei soldi che si decideranno ad ascoltare il pubblico e a dargli storie diverse, personaggi nuovi e non stereotipati”.

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