Flowers of Taiwan, il cinema asiatico tra introspezione e denuncia sociale

Il film Days" di Tsai Ming-liang
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Lunedì 27 Settembre 2021, 20:05

Si conclude il  26 settembre  al Maxxi di Roma Flowers of Taiwan, la manifestazione realizzata da Asiatica Film Festival, Joint Cultural Initiatives e Fondazione MAXXI, con il sostegno ed il supporto del Ministero della Cultura di Taiwan, l’Ufficio di Rappresentanza di Taipei in Italia, in collaborazione con il Taiwan Film and Audiovisual Institute, Taiwan Docs e l’Università degli Studi di Roma Tre. Una profusione di immagini che si amalgamano tra finzione, documentari, animazione e videoarte per comprendere meglio l’essenza, l’estetica e le ossessioni tematiche dell’identità taiwanese nelle ventuno opere presentate in questa edizione. Molte in anteprima italiana, raccontano l’oggi ma anche il passato più recente dell’isola.

Cuore pulsante della terza edizione sono i video documentari del Green Team Movement, collettivo militante attivo tra il 1986 e il 1990, che ha magistralmente coniugato attivismo politico dal basso e viralità, smascherando fake news e devianti narrative mainstream filogovernative in un momento di passaggio sociopolitico e culturale cruciale per l’isola. 

Nella continuità di visioni tra Videogallery ed Auditorium, fiction e video arte, si rompono le barriere formali che segmentano l’immaginario filmico, a favore di una circolarità di rappresentazioni visive alle prese con innovazione, memoria collettiva e società post-fattuale. Memoria e media sono al centro dei lavori del videoartista Che Yu Hsu, giovane emergente tra i più promettenti in Asia orientale, che attraverso un'animazione ricca ed originale, indaga brillantemente nell’opera Lacuna il processo di costruzione visuale della memoria nel suo intreccio tra privato e collettivo. Il rapporto tra memoria e identità è mirabilmente intrecciato anche nei film documentari presenti This shore: A family story di Wu Tzu An, un collage narrativo eterogeneo di testi, suoni e immagini di repertorio in vari formati assemblati alla luce dell’esperienza personale della diaspora taiwanese negli Stati Uniti. In anteprima italiana anche In Trance we gaze di Chen Singing, artista prolifica sia nel campo dei documentari che della videoarte, che in questo intenso cortometraggio rivisita e incorpora rituali e fedi nella relazione tra uomini e divinità nella costante distruzione e rinascita.

Una delle più spettacolari processioni religiose a Taiwan, in cui i credenti accompagnano attraverso l’isola per otto giorni consecutivi la Dea del mare Dajia si può ammirare nel documentario The homecoming piligrimage of Dajia Mazu di Huang Chun-ming del 1975, nella versione digitale restaurata dal Taiwan Film and Audiovisual Insitute con l’audio originale in taiwanese, censurato dal governo nazionalista che imponeva il mandarino come lingua ufficiale dell’isola.

 Una molteplicità di sguardi tra cielo e mare, nell’opera Asia Air di Wu Chi Yu che attraverso la realtà virtuale ridisegna ed immagina il “possesso” del cielo e dello spazio in Asia, e nell’ipnotico lavoro di Lin Guan Ming Boundless sea sull’osservazione in movimento dell’orizzonte marino dell’Isola. Tra i film in anteprima italiana l’opera che ha fatto più discutere a Taiwan: Silent Forest di Chen Nien Ko opera prima sul bullismo e la violenza all’interno di un gruppo di adolescenti con disabilità.  

All’interno della manifestazione, due incontri/lezioni: Made in Taiwan a cura di Italo Spinelli e Silvia di Domenico, il racconto politico sociale dell’isola attraverso il cinema; e Fantasmi nelle tre Cine tra Cinema e Letteratura a cura di Rosa Lombardi (Università di Roma Tre) e Marco Meccarelli (Università di Macerata).

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