Le due facce dell'amore: alla Croisette sfilano l'entraineuse e la drag queen

Le due facce dell'amore: alla Croisette sfilano l'entraineuse e la drag queen
di Gloria Satta
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Venerdì 16 Maggio 2014, 15:27 - Ultimo aggiornamento: 17 Maggio, 19:39

Il mondo della notte e dell’emarginazione irrompe al Festival in due film che raccontano due storie vere. Il francese Party Girl, applaudito in apertura del Certain Regard, ha per protagonista l’entraineuse Anglique che a sessant’anni, con quattro figli senza padri, decide di sposare un cliente.

Alla Semaine de la Critique Più buio di mezzanotte, opera prima dell’italiano Sebastiano Riso, ricostruisce l’adolescenza tormentata di un ragazzino omosessuale (sarebbe diventato Fuxia, la famosa drag queen di Muccassassina) cacciato dalla famiglia e riparato nella Catania del vizio, della prostituzione e dei travestiti.

Ad accompagnare i film sulla Croisette sono venuti i personaggi che li hanno ispirati: Angélique Litzenburger e Davide Cordova in arte Fuxia. La prima è una bella donna dagli occhi chiarissimi e l’aria vissuta che ha accettato di interpretare se stessa, con passione, tenerezza e una certa dose d’ironia: non a caso, suo figlio Samuel Theis è uno dei registi (con Marie Amachoukeli e Claire Burger) di Party Girl.

Entraineuse. Il film ritrae Angélique in tutta la sua vitalità: la donna lavora in un cabaret alla frontiera franco-tedesca, ama la notte, gli uomini e la festa. Da giovane ballava per intrattenere i clienti, oggi si guadagna la vita facendoli bere. Un habitué del locale, innamorato di lei, le chiede di sposarlo. Incoraggiata dai figli che vogliono vederla sistemata, Angélique andrà all’altare ma è tutt’altro che pronta a diventare una moglie tradizionale, il fascino della notte è sempre in agguato...

«Siamo partiti da un contesto strettamente biografico: la vita di Angélique era un vero romanzo!», spiegano i tre registi. «Su di lei avremmo potuto realizzare un documentario, ma abbiamo preferito la fiction». Ed è stato difficile convincere la protagonista a interpretare se stessa? «Angélique ha avuto coraggio. Ha accettato che il film parlasse di temi delicati come la sua vita marginale, il rapporto complesso con i figli e con gli uomini. Si è aperta, ci ha lasciati entrare nella sua intimità».

Drag queen. Altro luogo, altra storia. Bastonato dal padre (Vincenzo Amato) per la sua omosessualità malgrado l’amore della madre quasi cieca (Micaela Ramazzotti), il quattordicenne Davide (l’attore esordiente Davide Capone) scappa di casa e trova rifugio nella Villa Bellini di Catania che accoglie una corte dei miracoli fatta di prostitute, travestiti ed emarginati di ogni tipo. Una città nella città «che nessuno vuole vedere», spiega il regista, che denuncia: «Rifiutare l’omosessualità è un delitto, in Italia c’è ancora un’assurda intolleranza nei confronti dei gay». E’ d’accordo anche Pippo Delbono, uno degli interpreti del film che, in nome della causa, esorta gli omosessuali famosi a fare outing: «Mai come in questo caso il privato è politico», dice.

Ed è emozionato di essere a Cannes Davide Cordova, in arte Fuxia. Ha 47 anni e dopo essersi fatto strada a Roma, sulla scena di Muccassassina, è da poco tornato a vivere a Catania. «Nel film ho ritrovato la mia storia», racconta, «oggi mio padre non solo ha accettato la mia omosessualità ma è diventato il mio più grande fan: è la rivincita del mio passato». Dice che nella sua città le cose non sono cambiate rispetto a trent’anni fa e l’omofobia è sempre viva. Conchita Wurst, la drag queen barbuta che ha vinto l’Eursong, può aiutare a smantellare i pregiudizi? «Non credo: non esprime un messaggio politico, è un prodotto del marketing. La sua barba è una simpatica provocazione ma può generare confusione. I nostri messaggi devono essere invece semplici e chiari».

Davide-Fuxia, lunghi capelli lisci e occhi intelligenti, è grata all’amica Luxuria: «Non solo ha inventato il mio nome d’arte, ma mi ha fatto capire che la passione per i travestimenti da donna poteva diventare un lavoro onesto». La sua più grande soddisfazione? «E’ quando ai miei spettacoli vengono le signore con i mariti e mi dicono: che bello il suo completino, ne avevo uno uguale negli anni Sessanta!».

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