Dall’istante all’eterno, e solo qui può accadere. Roma gioca con il tempo e lo sfida, non sempre consapevole del suo potere unico di donare immortalità a immagini, colori e suggestioni, di farne simboli destinati a incantare il mondo. Roma, inesauribile fabbrica di miti.
Roma fabbrica di miti
La malinconica danza nella fontana, il trionfo di rosso all’Ara Pacis, le stelle della moda sulla scalinata, i ponti sul Tevere nelle scene da Oscar: rivediamole, come in un film, alcune tra le ultime inquadrature che raccontano un capolavoro mai finito e che non finisce mai. La sfida (non facile) è quella di rinnovare la magia e aggiungere altre istantanee all’album sul lifestyle di Roma, un intreccio tra arte ed eleganza, creatività e lusso, passato e futuro. «Oh, my goodness». Sembrava un quadro la fontana di Trevi, solo il rumore dell’acqua e sullo sfondo una notte vuota e perfetta. Anita Ekberg, nella scena delle scene del film di Fellini, l’accarezzava con il suo vestito nero e regalava la sua bellezza a un sogno, semplice e grandioso.
Il brand "dolce vita"
La “dolce vita”, un’epoca, un brand e anche un’illusione. E se allora, in quella dolcezza c’erano anni spavaldi, c’era la rinascita di una città che il mondo tornava a guardare e di cui si innamorava ancora, ora c’è “solo” l’enigma di Roma, la vertigine di bellezza che rende alcuni attimi assoluti. Anni dopo è tornato a volare, quel sogno lì, versione anni ‘90, con Valentino e Claudia Schiffer. L’abito nero, il bagno nella fontana, i fotografi scatenati, come a quei tempi, con Rino Barillari del Messaggero, il “King” dei paparazzi (e solo la Capitale poteva incoronare un paparazzo) in prima linea.
L'alta moda sulle scalinate
Il ritorno di Valentino, lo scorso 9 luglio, nella casa più bella, gli abiti della collezione “The Beginning” riappaiono sulla scalinata, un nuovo inizio. Nella piazza a due passi dal rinascimentale Palazzo Gabrielli-Mignanelli, un altro simbolo di Roma, dove dal 1967 prendono forma le collezioni della casa di moda. Di lampi d’immortalità lo stilista ne ha regalati tanti a Roma. Trecento manichini vestiti con i suoi capolavori in red, l’Ara Pacis ad abbracciare una sfilata immobile per la mostra “Valentino a Roma: 45 years of Style”, nel 2007. Altra frazione d’eterno, la fiaba delle Fendi a Fontana di Trevi, nel luglio 2016. Dopo il restauro finanziato dalla maison, 40 modelle sfilano come sospese sull’acqua, lungo una passerella di plexiglass. «Roma è inconoscibile», scriveva Ennio Flaniano, «si svela col tempo e non del tutto. Ha un’estrema riserva di mistero e ancora qualche oasi». Come il Tevere che chiude “La grande bellezza” di Paolo Sorrentino e restituisce l’anima quieta di Roma, la sua caotica lentezza, un po’ fiume e un po’ scultura, quel tempo che scorre e ogni tanto si ferma a guardare oltre. Altre immagini da album. E c’è tutto l’Amor per Roma e ci sono i colori della città (il bianco del travertino, l’arancio e il viola dei tramonti sui Fori) nella collezione firmata Biagiotti, protagonista della sfilata in Campidoglio lo scorso settembre.
Il ricordo di Lavinia Biagiotti
Ancora un’istantanea di bellezza. «Mia madre Laura, la prima stilista italiana a sfilare in Cina nel 1988 ed in Russia nel 1995, ha portato l’ingegno, la bellezza e l’industria italiana nel mondo», e Lavinia Biagiotti (tra l’altro, vicepresidente del comitato promotore Expo 2030 Roma) continua quel percorso cominciato negli anni ‘60 da nonna Delia. «Il mio commitment è quello di generare bellezza disegnando il futuro e per farlo mi impegno a creare valore sul territorio, con sponsorizzazioni, restauri e atti di mecenatismo ma anche con sfilate in luoghi iconici quali la piazza del Campidoglio, l’Ara Pacis e il Museo Maxxi. Nella bellezza la società trova nuova energia e forza e come nel Rinascimento tornano alla ribalta due figure: quella del mentore e quella del mecenate. Noi vogliamo sottolinearle entrambe con progetti che rafforzano il legame con il territorio e interpretando uno sguardo locale e globale». La Scala Cordonata del Campidoglio disegnata da Michelangelo e i Due Dioscuri che la custodiscono, la Fontana della Dea Roma: i capolavori restituiti dal gruppo Biagiotti alla città. «La storia della nostra azienda e quella della nostra famiglia sono intrinsecamente legate a Roma, in un dialogo fatto di ispirazione, supporto, atti di mecenatismo e, consentitemi, di amore. Abbiamo pensato più che altro a conservare capolavori irripetibili anche per superare il senso di impermanenza della moda: le pietre vanno oltre. Noi combattiamo sempre contro il tempo e in fondo la moda è un foglio bianco sul quale disegnare il futuro». Dalla rinascita del polo del lusso ad Expo Roma 2030, le nuove scommesse per stregare di nuovo il mondo, continuare a sfidare il tempo e creare attimi eterni. Ancora e ancora.