Roma, la nuova ospitalità a cinque stelle con cucine d'autore e hotel di lusso

Dal Cavalieri con Heinz Beck all'hotel Bulgari appena aperto con Niko Romito al futuro Roma Rome affidato al mito Alain Ducasse

L'interno dell'hotel Romeo a Roma
di Giacomo A. Dente
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Sabato 17 Giugno 2023, 08:36 - Ultimo aggiornamento: 19 Giugno, 07:06

Se vi sia città in cui è fuor di luogo recarsi per mangiare in un albergo di lusso, in una trattoria pretenziosa, questa è Roma. A Roma non si deve mangiare che dove va il popolo; e se un’osteria vien di moda è conveniente cercarne una più oscura. Roma, capitale della civiltà ha la cucina più plebea del mondo. Da caprai, da pastori di bufale, da butteri, da navicellai…La cucina romana è saporitissima, aggressiva, policroma; ma è rusticana; e Roma imperiale, papale e diplomatica, quando vuole mangiare di gusto, va a chiedere le ricette al ghetto degli ebrei o ai vicoli della plebe». 


Sono le parole che Paolo Monelli, giornalista di razza, dedica alla Capitale nel suo Ghiottone Errante, primo esempio di reportage gastronomico in Italia, pubblicato nel 1935.

Parole forti e provocatorie che pietrificano Roma e la sua cucina - anche se sarebbe più corretto parlare di cucine - in un folklore greve e sostanzioso tra la cartolina e la commedia all’italiana. Viene tuttavia spontaneo chiedersi se, di tutto questo, resti ancora qualcosa a poco meno di novant’anni di tempo.

La gastronomia di qualità

E la risposta è no, decisamente no. Al contrario, mai come in questi ultimi tempi, Roma è città di felice ospitalità diffusa e di consolidata offerta gastronomica di qualità. Prendendo ad esempio per parametro la Guida Michelin (che non è valore assoluto, ma indicatore significativo), tra Roma e provincia ci sono 22 “stellati” contro i 17 che sono a Milano.
Cresce la cucina d’autore, e si scatena al tempo stesso la “caccia” dei grandi alberghi per assicurarsi chef che facciano da valore aggiunto all’ospitalità. Non per caso, colpisce il fatto che si sia aperta una autentica corsa al lusso per intercettare la nicchia del turismo di élite all’interno dei circa 15 milioni di turisti che arrivano ogni anno in città. I grandi gruppi si sono già messi in moto: si parla, entro il 2025 di 22 aperture (o riqualificazioni) a cinque stelle e a cinque stelle lusso. Nel frattempo, mentre Heinz Beck - tre stelle, primo esempio di investimento alberghiero in città per una cucina al top - contempla la scena dall’alto della sua Pergola dell’Hotel Rome Cavalieri sulla collina di Monte Mario, la battaglia si annuncia appassionante nel cuore del centro storico.

Gli hotel a cinque stelle 


Ha aperto il Bulgari Hotel Roma, raffinata riqualificazione di un edificio del 1940 in piazza Augusto Imperatore: 114 stanze, spa, piscina, un nuovissimo Bulgari dolci, ma soprattutto il tre stelle Niko Romito a sovrintendere a una cucina che promette di fare scintille. A due passi, sulla via di Ripetta, raccoglie la sfida il Romeo Roma (apertura entro la fine dell’anno), pensato dallo studio di Zaha Hadid, con una raffinata riqualificazione di un palazzo del ‘500, ardita sintesi di design e memoria storica e con un progetto di cucina affidato a un mito dell’alta gastronomia, Alain Ducasse, da sempre innamorato dell’Italia, e con 14 stelle Michelin come credito gourmet (ma ne ha avute anche 22 in passato). Tutto questo senza contare la presenza già consolidata di Daniele Lippi (uno dei tre “due stelle” in città) che guida i fornelli di Acquolina dell’Hotel The First nella vicina via del Vantaggio.


La Roma dell’ospitalità principesca si trova nella cornice di Palazzo Vilòn, all’interno delle glorie barocche di Palazzo Borghese, con spettacolare sala degli specchi, spa con piscina, sauna e bagno turco. A due passi un altro gioiello di raccolta eleganza della collezione Shedir, l’Hotel Vilòn, guidata con visione dal CEO Claudio Ceccherelli, anche questa collocata lungo un’altra ala di Palazzo Borghese, col valore aggiunto della cucina di profumi mediterranei dello chef procidano Gabriele Muro, un talento di cui sentiremo ancora parlare. E scalda anche i motori un altro chef di generoso, irriverente talento, Marco Coppola, sorrentino, alla guida di Palazzo Thalìa, pronto a interpretare in quel palcoscenico la grande cucina italiana, con citazioni di Roma e della Costiera. Col nome della Musa dell’accoglienza e dello spettacolo il gruppo Fresia ha voluto infatti chiamare un nuovo, spettacolare albergo cinque stelle lusso a poche centinaia di metri da piazza di Spagna e dalla Fontana di Trevi che aprirà a marzo. La cornice è quella barocca dello storico Collegio Nazareno, un trionfo di viste, spazi monumentali, sale affrescate, ma anche di moderna spa con piscina, per un’ospitalità che vuole essere davvero dedicata a una fascia di nicchia. 


Fa parte di questo meritevole lavoro di riqualificazione del capitale artistico romano l’operazione del Six Senses nel palazzo Salviati di via del Corso, dove la proprietà ha voluto curare anche la ristrutturazione della facciata dell’attigua chiesa di San Marcello. Col valore aggiunto di una cucina tutta al femminile, affidata al talento sobrio, elegante, minimalista nel sapore della chef Nadia Frisina.

Non solo lusso


Ma Roma non è solo lusso, è anche meravigliosa convocazione pop ai sapori antichi, insieme a generosa citazione del mondo in ogni quartiere: basti pensare alla grande presenza a macchia di leopardo di ristoranti giapponesi in città. Una città di bontà diffusa, insomma, anche a misura di possibilità meno privilegiate. Vogliamo parlare delle fantastiche pizze gastronomiche di Marco Quintili a Tor Bella Monaca? Oppure della ricerca sui classici di Menabò a Centocelle? O ancora della grintosa convocazione al femminile sul quinto quarto che Alessandra Ruggeri fa nella sua Osteria della Trippa a Trastevere? Senza dimenticare il tutto esaurito quotidiano di clienti dal mondo intero che affollano le salette di Roscioli, gastro-bistrot dietro a Campo dei Fiori, celebre per le carbonare, amatriciane, cacio e pepe accompagnate dall’emozione romana della pizza bianca o della pizza rossa.

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