Magdalena Jarczak: «Schiava dei caporali nei campi, alle figlie insegno a essere libere»

Magdalena Jarczak: «Schiava dei caporali nei campi, alle figlie insegno a essere libere»
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Mercoledì 8 Marzo 2017, 08:14
La mia prima casa in Italia è stato un casolare sperduto nella campagna pugliese: niente acqua, servizi igienici né elettricità. Sono arrivata dalla Polonia con mia sorella, avevo vent'anni, un conoscente reclutava manodopera nel nostro paesino per un impiego stagionale. Ma era schiavitù. Alle cinque del mattino un furgone ci veniva a prendere e ci scaricava in un campo di pomodori. Dieci ore al giorno di lavoro con la schiena piegata, la paga se la intascavano tutta i caporali. Siamo riuscite a scappare, il desiderio di tornare a casa era forte ma ho deciso di restare per aiutare le migliaia di braccianti sfruttati come me.

Per questo vivo l'8 marzo non come una festa bensì una celebrazione, una giornata in cui rivendicare a voce alta i nostri diritti e sostenere le pari opportunità. Siamo intelligenti, determinate, capaci eppure gli spazi per noi sono pochi. C'è ancora chi è penalizzata nella carriera solo perché è madre. Io ho tre figli, due sono femmine. Ciò che più conta per me è che abbiano la possibilità di sognare e di essere libere di fare ciò che vogliono nella vita. Vivere in un altro Paese è un diritto e loro devono avere la mente sempre aperta, non avere pregiudizi né paura del diverso. Con una mamma straniera che aiuta gli immigrati purtroppo hanno già imparato sulla loro pelle cosa significhi la discriminazione.