City break a Cagliari: la città di Gigi Riva da vedere, da fare e da mangiare

Venerdì 9 Febbraio 2024, 18:54 - Ultimo aggiornamento: 18:55
Baia di Calamosca a Cagliari
di Sabrina Quartieri
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Un campetto da calcio nell’entroterra più prossimo della Baia di Calamosca è il luogo discreto che lega al grande campione immortale Gigi Riva, venuto a mancare lo scorso 22 gennaio, l’affascinante approdo del Sud della Sardegna alle porte di Cagliari. Lì, in quell’appezzamento rettangolare ammantato di prato verde, l’attaccante che si era conquistato l’epiteto di “Rombo di tuono” veniva a giocare a pallone, per rilassarsi tra amici e, in campo con lui, c’era anche Nicola Porcu. Un ragazzo del posto che aiutava nell’attività di famiglia suo padre Vittorio, un ex marinaio che, dopo anni di navigazione, aveva scelto la Baia per farne un angolo di relax vocato alla ristorazione. All’epoca, circa 70 anni fa, una scommessa di un pioniere dell’ospitalità, che decise di puntare per il suo coraggioso progetto su un angolo dell’isola inesplorato. Eppure, dal grande potenziale, come avrebbe dimostrato il tempo futuro più prossimo. Presto, Calamosca divenne una meta turistica, seppur di una Sardegna più discreta, amata anche dai cagliaritani in cerca di una fuga a un passo da casa, per ritemprarsi a tavola e nella natura, in un luogo dove era facile incontrare l’amatissimo giocatore della loro squadra, protagonista dell’indimenticato scudetto della stagione 1969-70. Ma non solo: lì, nel locale autentico ed esclusivo al riparo dai riflettori, si rifugiavano personalità note come Rita Pavone, all’apice del suo successo, il principe Aga Khan, Peppino Di Capri, Lucio Dalla, Piero Pelù e Diego Abatantuono. Del resto, la location invita al relax in una dimensione quasi onirica, nella sua preziosa semplicità: «Mio padre Nicola era innamoratissimo di questo posto e del suo sogno che vedeva concretizzarsi – racconta Alessandra Porcu, titolare dell’attività assieme ai fratelli Matteo e Massimiliano – Da piccoli, papà ci faceva sempre ascoltare una canzone che parla di noi e della nostra Baia, “L’ufficio in riva al mare” di Bruno Lauzi, dove si descrive un posto che si continua a sognare, a progettare. È stata la nostra ninna nanna e ci ha trasmesso l’importanza di non smettere mai di crederci, perché è questo il motore di tutto. Mio fratello Matteo, dopo mio padre e mio nonno, non ha mai mollato e con lui nutriamo il desiderio di riportare Calamosca allo splendore di una volta, “col mare da ascoltare e il tramonto da aspettare”, tornando alla canzone che ascolto ancora con grande affetto», conclude la titolare.

Cagliari tra enogastronomia e trekking panoramici: cosa fare in vacanza nella città di Gigi Riva

È il Sud che ama stare ai margini rispetto all’altra Sardegna, presa d’assalto dall’over-tourism. Sincera, genuina e autentica destinazione di mare, la zona di Calamosca alle porte di Cagliari è la culla di un antico splendore che nasce negli anni Cinquanta, quando nel ristorante omonimo affacciato sulla Baia si serviva a tavola in smoking mentre la musica live di un’orchestra faceva da sottofondo. La sensazione, ancora oggi, quando ci si siede a tavola è quella di stare sulla prua di una nave, proprio come voleva Vittorio Porcu, il padre di questo progetto “accarezzato” dal sole e dal vento di maestrale, con il vicino faro di Capo Sant’Elia, ancora funzionante, a illuminare d’atmosfera i già scenografici tramonti che prendono vita davanti alla spiaggetta che, d’estate, si anima con un beach bar. Nel corso dell’anno, ad accogliere gli ospiti, ci pensa anche il vicino Sunset bar “Le Terrazze di Calamosca”, che fa compagnia da mattina a sera tra imperdibili colazioni golose e aperitivi con le goduriose “Bombas”, le polpette tipiche locali, da accompagnare a un calice di Rosé sardo. A un passo, un panoramico percorso dalla vista mozzafiato alla portata di tutti, regala scenari da cartolina fino alla città antica di Cagliari, da scoprire a bordo di un’apixedda, l’apetta in sardo, proposta in versione cabriolet.

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