Il trattamento dell’ictus non si esaurisce in ospedale.
Dopo la fase “acuta”, molti pazienti sopravvivono con una serie di complicanze e disabilità, come la spasticità, che può essere molto invalidante e dolorosa. «I pazienti con spasticità post-ictus – afferma il professor Danilo Toni, direttore Unità di Trattamento Neurovascolare del Policlinico Umberto I di Roma – devono ricevere una diagnosi corretta e tempestiva per seguire il percorso di trattamento più adeguato. Nel Lazio abbiamo creato un network che mette insieme le Stroke Unit, i Centri di Riabilitazione e i Neurologi territoriali con l’obiettivo di tracciare i pazienti dopo le dimissioni, in modo che la spasticità venga individuata e trattata il prima possibile. La nostra ambizione è individuare indicatori predittivi della spasticità in modo che sin dalla fase acuta si possa stabilire il giusto percorso di cura e di riabilitazione». «È importante fare informazione su prevenzione e cura, ma anche su ciò che accade dopo la fase acuta – afferma Andrea Vianello, presidente di A.L.I.Ce. Italia (Associazione per la lotta all’ictus cerebrale) – Obiettivo della nostra associazione è supportare le persone colpite da questa malattia e i loro caregiver in tutte le fasi».